Raffaello Fellah, imprenditore coraggioso, ebreo di Libia, esule visionario

Raffaello Fellah, uno degli maggiori esponenti della realtà ebraica italiana di origine libica è scomparso a Roma. Nato a Tripoli, nel maggio del 1935, Fellah 73 anni, era già un affermato imprenditore in Libia quando giunse in Italia nel 1967 come profugo dopo l’espulsione degli ebrei libici. Amministratore delegato del gruppo La Cascina-Roma, è stato presidente dell’organizzazione mondiale degli ebrei di Liba e membro della Federazione Sefardita Mondiale; cofondatore con il senatore Giulio Andreotti e Camelia Sadat, dell’associazione ‘Il Trialogo’ per il dialogo tra le tre grandi religioni monoteiste. Fellah è stato anche consigliere economico del presidente Arafat per la zona industriale di Gaza, nell’ambito del sostegno al processo di pace tra israeliani e palestinesi. Alle elezioni europee del 2004, era stato candidato insieme a Francesco Rutelli, di cui era amico, come è stato amico di altri personaggi di spicco del mondo politico, come Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi.
I funerali si svolgeranno martedì mattina alle 10 nella Capitale.
“Raffaello Fellah – aveva scritto di lui Giulio Andreotti – è un tipo veramente straordinario. Lo conobbi in una assemblea di profughi dalla Libia che si svolgeva in un clima molto acceso, di recriminazioni, avvilimento. propositi vendicativi. Fu l’unico che, alzatosi, parlò in termini opposti. Era inutile gridare e illudersi; bisognava ricominciare da zero, pur sperando che sia da Tripoli sia dal governo italiano si avesse qualche indennizzo per tutto quello che avevano perduto: per molte famiglie era il frutto del lavoro di decine di anni di fatiche. Non ottenne successo, ma servì almeno ad attirare l’attenzione dei più giovani – ebrei e non – sensibili al richiamo comparativo delle doti della loro gente rispetto agli altri.
“Mi colpì anche il tono con cui Fellah aveva parlato di Italo Balbo. Non era davvero di moda parlare bene di un gerarca fascista. In particolare disse che, disobbedendo a Mussolini, non aveva dato applicazione alle leggi razziali. Qualche tempo dopo partì da Fellah la proposta di un comitato per attivare buoni rapporti tra cristiani, israeliti e islamici. Aderii a questo Trialogo, di cui fu con lui promotrice la figlia del presidente Sadat, ucciso dopo la coraggiosa riconciliazione con Israele. Sulla scia di questo indirizzo, Fellah si attivò molto perché gli stessi israeliani parlassero con i palestinesi, sostenendo apertamente questa necessità anche in manifestazioni pubbliche a Gerusalemme. Arafat dimostrò fiducia nell’ebreo dialogante e gli ha affidato anche l’incarico di rappresentarlo in una iniziativa imprenditoriale comune con gli ebrei, a cavallo del nuovo insediamento in un territorio ex occupato. Ho potuto altresì constatare di persona il rispetto di cui gode presso il colonnello Gheddafi, originato credo proprio dal suo ruolo di non contestatore e di corretto richiedente di riparazioni. Gli ebrei di Libia in tante parti del mondo – prima di tutto nello Stato d’Israele – hanno fatto crescere collettività prestigtose e molto attive; attualmente l’impegno di Fellah è per una impostazione del problema mediorientale che ingaggi più e direttamente l’Unione Europea”.