Il Golem, una sala entusiasta e una giovane regista. Intervista a Miriam Camerini
Il Golem, la mitica creatura che abitava il ghetto di Praga, è stato il protagonista dello spettacolo-concerto proposto dalla Comunità Ebraica di Milano in occasione della IX Giornata della Cultura Ebraica.
Il Golem narra la leggenda dell’automa d’argilla creato da Rabbi Loew, il “Maharal” di Praga, quattro secoli fa, per difendere gli ebrei della sua comunità dalla minaccia costante del Vescovo Taddeus e dei suoi seguaci.
L’affluenza, evidentemente inaspettata, vista la scelta della sala più piccola del Teatro Dal Verme a Milano, ha comportato lo slittamento dello spettacolo di una buona mezz’ora e l’ allontanamento di parte del pubblico, giunto con interesse e curiosità a questo appuntamento (è stato solo una parte del ricco programma previsto per la Giornata a Milano all’insegna della valorizzazione della cultura ebraica).
Il pubblico ha scoperto con grande entusiasmo la giovane età dei protagonisti e coordinatori di questa rappresentazione.
La regista dello spettacolo è Miriam Camerini, e ha solo 25 anni.
Cosa puoi raccontare della tua esperienza:
“E’ un vivo piacere collaborare con gente, non solo della mia stessa religione, ma con cui ho convissuto per gran parte della mia vita, fin dai tempi della scuola. Conoscevo già prima di decidere di collaborare con loro, gran parte di questi ragazzi. Conosco il Direttore musicale, Manuel Buda, dai tempi della Shomer Hatzair.”
Miriam Camerini come è nata la scelta di raccontare questa leggenda in musica?
“Per me una scelta obbligata quella della musica, sono nata in mezzo alla musica. Mia madre è una cantane, mia zia una cantautrice.
A parte questo era lo spettacolo che si prestava bene ad essere raccontato attraverso la musica. A volte, con i suoni, si riesce a trasmettere emozioni più forti delle semplici parole.”
Come è caduta la scelta su questo spettacolo, perché proprio il Golem?
“Era proprio il tema della leggenda che mi attraeva particolarmente.
Siamo visti da molti sempre come delle vittime, lo siamo sempre stati. Questo perché c’è un conflitto interiore negli ebrei tra il rispettare un comandamento divino : “ Non uccidere” ed il trovarsi di fronte ad una morte certa, se non si riesce a reagire il rischio è venire sterminati.
La forza va usata però con moderazione, se supera certi limiti, se si esce dalle ragioni per le quali si combatte, si rischia di perderne il controllo.
Un grande successo . Molti giornali hanno presentato lo spettacolo, (nell’ambito degli articoli sulla Giornata della Cultura Ebraica) molto il fatto di esibire questa sua opera in coincidenza di una vetrina di pubblico che va oltre quello delle Comunità Ebraiche?
Si, certamente l’occasione è stata delle migliori per farmi conoscere anche dal mondo esterno. E’ questo il fine di noi giovani ebrei, stiamo cominciando a dare il nostro piccolo contributo alla società che ci circonda, facendo conoscere e divulgando le nostre origini ebraiche verso l’esterno, fuori dal mondo ebraico.
Il Golem, una forza che prima aiuta gli ebrei di Praga e poi diventa incontrollata e controproducente, alla tua giovane età sei vicina alla notorietà in questo mondo dello spettacolo così difficile. Se dopo l’esperienza di questa Giornata incontrerai il successo (fra l’altro stai anche collaborando con Moni Ovadia), non rischierai di perdere il controllo?
No, io sono per l’equilibrio nelle cose come il messaggio lanciato della mia rappresentazione: la forza che va usata solo se necessaria e con moderazione, così farò io, rimarrò con i piedi per terra, cercherò di mantenere il giusto equilibrio.
Valerio Mieli