Sfogliando i giornali, voci a confronto
Pacifici:«Alemanno sbaglia, non c’è un fascismo buono»
Non esiste un fascismo buono e uno cattivo. E le leggi razziali del ’38 non sono uno spartiacque», non sono un cedimento al nazismo e al razzismo biologico, come dice il sindaco di Roma Gianni Alemanno, «semmai sono una diretta conseguenza di quella nefasta ideologia, di un regime crudele, illiberale e repressivo. D’altra parte è noto che fu il fascismo a ispirare il nazismo». E’ solo la premessa di un ragionamento complesso che porta il presidente della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, a pronunciare per la prima volta dal 2003 ad oggi parole di autocritica rispetto alla sua convinta rotta di convergenza col Pdl. «Pensavamo, e forse abbiamo sbagliato e su questo mi prendo l’intera responsabilità, ammette con qualche riluttanza Pacifici che la linea dettata cinque anni fa dall’allora vicepremier Gianfranco Fini durante la sua visita allo Yad Vashem fosse stata assunta da An, che fosse ormai nelle corde di amici come La Russa e Alemanno. Vedo invece che dentro il Pdl c’è una spinta a deviare da quella linea, ad allontanarsi dalla tradizione dei conservatori europei in cui l’antifascismo è un valore assoluto».
La posizione assunta da Pacifici è quella ufficiale delle Comunità ebraiche italiane, presa ieri in una nota congiunta assieme al presidente dell’Ucei Renzo Gattegna, nella quale si esprime anche «piena condivisione per le dichiarazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla necessità di una memoria del fascismo condivisa», e si aggiunge una più generica e scivolosa «condanna dei regimi totalitari come un valore comune che unisca le forze politiche e il Paese». […]
Eleonora Martini – Il Manifesto – 9 settembre 2008
Fallimentare il bilancio dei fascismo
Caro direttore, non esiste dittatura che anche abbia prodotto qualcosa di buono: anzi, proprio la totale libertà di movimento, senza gli impedimenti che l’iter democratico fortunatamente impone, rendono più facile il raggiungimento di qualche buon risultato. Per i demotratici, per la libertà non è comunque barattabile ed ad ogni modo i bilanci si chiudono in pareggio, in attivo o in passivo. Il fascismo ha annientato la società democratica, ha imposto leggi razziali, ha prodotto violenza e morte, ha condotto un paese (peraltro debole) in un’assurda guerra portando l’Italia alla distruzione e così via dicendo. E’ patetico non voler prendere atto di questo immane e terribile bilancio fallimentare.
Gadi Polacco, Consigliere Nazionale della Federazione dei Liberali e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – Liberazione – 9 settembre 2008
8 settembre, scontro Napolitano-La Russa
[…] Sulla vicenda si è detto «sconcertato» il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni: «E’ assurdo ononare i repubblichini. Le leggi razziali sono l’evoluzione della violenza del regime, non un cedimento del fascismo all’alleato nazionale. I morti non sono tutti uguali. Che ci siano state varie facce del fascismo non significa che ce ne fosse una buona». […]
Paolo Passarini – La Stampa – 9 settembre 2008
Condannare o conciliare, gli ebrei si dividono
[…] Il Paese cambia, sì, afferma Amos Luzzatto, saggista, medico, per 8 anni presidente dell’Ucei ma «siamo di fronte a un fenomeno nuovo: queste rivendicazioni del sindaco di Roma e del ministro della Difesa ripropongono in modo duro il solco che divide fascismo e antifascismo, aprono una grossa ferita nel corpo del Paese», «Le persone vanno giudicate per quello che fanno, non per le loro radici più o meno lontane – chiarisce Luzzatto – A suo tempo Fini era stato un allievo di Almirante; poi a Yad Vashem dichiarò che la Repubblica di Salò era stato un orrore e che ciò che i fascisti avevano fatto agli ebrei era il male assoluto. Ma quando oggi La Russa dice che si deve rispetto ai militi della Rsi che combatterono in difesa della patria , è falso. Non hanno combattuto, non erano in prima fila perché i tedeschi non si fidavano, Sono andati a caccia degli ebrei e li hanno consegnati per il massacro. Io sarò pure un vecchio pessimista, ma la situazione è preoccupante e non si pu tacere».
«Questo scandalo enorme – afferma invece Giorgio Israel, docente di Storia della matematica alla Sapienza – suona di strumentalizzazione politica da parte di chi non sa cosa inventarsi per fare opposizione. Inoltre la valutazione del fascismo dovrebbe essere materia per gli storici e non materia di battute e controbattute dei politici. Molti storici (al seguito di De Felice) condividono la posizione espressa da Alemanno, che il fascismo fino alle leggi razziali si collocasse in un’area grigia. Penso invece che il fascismo abbia avuto fin dall’inizio una componente razzista che creò un clima favorevole al dramma del ’38. Tuttavia, esso non ebbe l’antisemitismo come elemento costitutivo come fu invece per il nazismo. Tant’è che non pochi ebrei fino al ’37-’38 furono fascisti. Poi è arrivato l’antisemitismo di Stato, ovvero il male assoluto, per dirla con Alemanno. Trovo inaccettabile lo stracciarsi le vesti da parte di chi non se la sente di dire le stesse cose del comunismo». […]
Francesca Nunberg – Il Messaggero – 9 settembre 2008
La Repubblica condivisa
[…] Che cos’è il fascismo? E’ un progetto di potere che non bada a spese di vite umane per affermare e rafforzare quel Potere. Ha due nemici: chiunque all’interno di un Paese colpito dal fascismo, si opponga. E chiunque (o qualunque altro Paese) fuori dai confini nazionali, sia o diventi ostacolo all’espandersi del regime fascista. Ha tre comandamenti che, in Italia, erano scritti a caratteri immensi su tutti i muri: «Credere, Obbedire, Combattere». Il primo comandamento impone l’accettazione fanatica di una dottrina inventata. Nel caso italiano si chiamava «mistica fascista». I praticanti di quella mistica (cittadini di tutte le età) non avevano scampo. L’intimazione di credere è sempre una inumazione violenta. Significava che un livello superiore, forte abbastanza da lanciare quella intimazione, aveva conquistato potere assoluto con sangue, sottomissione, violente complicità. Obbedire significava l’umiliazione di tutti davanti ai pochi che decidono di vita e di morte. Ci sono sempre, nella storia di tutti i popoli. Sono sempre i peggiori. E cadono fuori dalla storia a causa delle rivolte di libertà, Ma quando comandano non badano a sangue, dolore, umiliazione, morte per farsi ubbidire. Combattere è il comandamento obbligato. Se sei fascista, o sottoposto al fascismo, c’è sempre qualcun altro da uccidere, persona, famiglia, gruppo o popolo. Il fascismo per vivere ha bisogno di censura ferrea al fine di impedire anche il minimo alito di libertà. […]
Furio Colombo – L’Unità – 9 settembre 2008
Resistenza, la storia è scritta
E’ stata definita con un’espressione sintetica ma efficace «la guerra della memoria». Ancora non si riesce nel nostro Paese a individuare la strada quanto meno per una storia condivisa. Ieri è andata in scena l’ennesima puntata della guerra, se pur non in modo esplicito e diretto. Ad analizzare quel che hanno sostenuto ieri mattina il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, la diversità di analisi e di giudizio, sul piano storico e su quello politico, è netta. Per Napolitano, resistenti furono anche quei militari che rifiutarono di arruolarsi nella Repubblica di Salò, e vennero per questo deportati nei campi nazisti.
La Russa ricorda che altri militari in divisa, quelli della Rsi, combatterono anch’essi in difesa della Patria. Quanto meno meritano rispetto. E ricorda che Luciano Violante si spinse molto più in là nel rivalutare i ragazzi di Salò. Una conferma, in entrambi i casi, che l’uso politico della storia è prassi ricorrente (e non solo da noi). Si dimentica per che il giudizio definitivo su quei drammatici eventi la storia l’ha già espresso. I ragazzi di Salò forse erano pure in buona fede, ma combattevano per la causa sbagliata.
Il Sole 24 Ore – 9 settembre 2008