il silenzio / Priebke

Shimòn figlio di Gamliel dice: “per la vita sono cresciuto in mezzo ai Saggi e non ho trovato per il corpo cosa migliore del silenzio. La cosa importante non è la teoria ma piuttosto la pratica e chiunque parla troppo arriva a trasgredire”.
Maimonide raccomanda il silenzio soprattutto riguardo a quelle conversazioni su questioni insignificanti che servono solo ad ammazzare il tempo. C’è un silenzio che si osserva spontaneamente e un
altro silenzio che viene mantenuto anche quando veniamo provocati a romperlo. Quest’ultimo è molto più difficile perché occorre non solo astenersi da discorsi inutili ma non rispondere ad attacchi e
provocazioni. Colui che tace davanti ai suoi denigratori si risparmia molti fastidi. Anche se per imparare è importante fare domande, interloquire e quindi parlare, la massima ribadisce che l’essenziale rimane l’azione.

Roberto Della Rocca, rabbino

Eric Priebke, il novantacinquenne ufficiale delle SS condannato all’ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine e collocato agli arresti domiciliari, farà stasera parte di una giuria di bellezza a Gallinaro, in provincia di Frosinone. In teleconferenza, perchè il giudice gli ha negato il permesso di andarvi di persona. Non arrabbiamoci, non ne vale la pena! Ma due riflessioni si impongono. La prima è sui concorsi di bellezza. Sfilare su un palco per farsi valutare tette e culo era stato considerato dalla mia generazione, negli anni Settanta, qualcosa di simile al mercato delle vacche. Ora, in età di veline, è ritornato in grande auge.
E ancora, se il pluriassassino Priebke si compiace di fare il giudice in un concorso di bellezza, come non pensare, che il male non è mai assoluto, che è sempre frutto di stupidità, invidia, meschinità, conformismo, paura, tutta la gamma delle umane piccolezze: per dirla con Hannah Arendt, “banale”. E così, non è poi tanto strano che la storia di Priebke finisca oggi a tarallucci e vino!

Anna Foa, storica