Sfogliando i giornali, voci a confronto

Continua sui giornali di oggi la telenovela La Russa-Alemanno-Fini, con la coda del dubbio di Amato se entrare o meno nella commissione bipartisan del Comune di Roma dopo le esternazioni del sindaco. Il Corriere della sera, per esempio, oggi intervista i tre ex presidenti della Repubblica Scalfaro, Ciampi, Cossiga, tutti molto elogiativi sulle dichiarazioni di Fini, salvo Cossiga che lo rimprovera di aver “esagerato” un po’, col rischio di offuscare le antiche distinzioni di schieramento, cui il presidente emerito resta molto affezionato. E’ difficile allontanare l’impressione che tutto il dibattito sia un po’ autoreferenziale, interno alla logica dei partiti e a un marketing politico dell’identità di gruppo (in politichese: un dibattito ideologico), mentre la struttura del sistema politico italiano si è da tempo spostata verso altri temi e modi di organizzazione dell’offerta politica: i maggiori schieramenti sono ora e per il prevedibile futuro compositi, difficilmente definibili in termini di identità di gruppo, coalizioni di interessi tipicamente “post-ideologiche”.
A proposito di telenovelas, vale la pena di prendere nota della fatwa con cui un iman saudita ha scomunicato le telenovelas (quelle vere), che vengono consumate massicciamente durante il Ramadan in tutto il mondo islamico. La cosa è tanto più significativa perché i più importanti produttori delle telenovelas fanno parte della famiglia reale saudita. Ma a proposito di fatwa, ci riguarda di più quella contro Paul McCartney (ne parlano Unità e Repubblica), minacciato di morte da esponenti dell’islamismo britannico per aver accettato l’invito a fare un concerto a Tel Aviv. I boicottaggi di Israele non finiscono mai, e se non sono decisi spontaneamente, si cerca di provocarli col ricatto. Dicono gli organizzatori del concerto che l’ex Beatle è spaventato per le minacce, ma farà comunque il concerto, attesissimo in Israele.
Sempre in tema di fatwa e dintorni, da un servizio del Corriere della sera emerge che in Gran Bretagna da tempo la sharia, il sistema di giustizia coranico, è un serio concorrente delle giustizia dello stato, con la benedizione dei multiculturalisti come il primate anglicano e il Lord Chief Justice Phillips, più alto magistrato nel sistema giudiziario inglese. L’appiglio legale per questa giustizia parallela è il sistema arbitrale, che (a certe condizioni anche in Italia) permette alle parti di far giudicare le loro controversie da persone di loro scelta. Ma è rivelativo il contenuto della sola sentenza descritta dall’articolo: in una disputa ereditaria, la “sharia court” ha decretato che gli eredi maschi devono avere una parte di eredità doppia rispetto alle loro sorelle, perché così sembra sia la regola coranica. La prima vittima come sempre sono le donne.

Ugo Volli