ira / silenzio

Il mese di Elul è periodo di preparazione a Rosh ha Shanà e Kippur, giorni destinati alla riflessione sul sé. In questo contesto ciascuno dovrebbe lavorare anche per migliorarsi come persona. Tra i vizi
diffusi, uno mi sembra oggi degno di attenzione: l’ira, oltremodo pervasiva e spesso esibita. La tradizione ebraica, con un paradosso, la compara all’idolatria; come a dire: il massimo della negatività.
L’iracondo non è più sotto il proprio controllo, è in un certo senso posseduto. Quando è necessario arrabbiarsi, dice Maimonide, bisogna farlo solamente all’esterno di sé, mantenendo dentro calma e controllo; tutt’altro rispetto al teatro mediatico delle ire funeste.

Benedetto Carucci Viterbi, rabbino

Nessuno, nell’area del centro destra italiano, ieri ha trovato il tempo (un po’ perché era sabato, un po’ perché era in Germania, un po’ perché “chi se ne frega”, un po’ perché non è il caso di litigare con gli amici) di dire due parole sensate, prima ancora che ferme, sulla partecipazione dell’eurodeputato leghista Mario Borghezio al convegno indetto a Colonia dal movimento xenofobo “Pro Köln” e a cui hanno preso parte gli esponenti più significativi dei movimenti xenofobi in Europa.
Devono essere mancate delle parole appropriate, oppure non era rintracciabile un personaggio di rilievo, come Italo Balbo, da citare a discarico, facendo finta di sapere la storia. Alle volte il silenzio è più eloquente delle parole.

David Bidussa, storico sociale delle idee