Per la prima volta un ebreo al sinodo dei vescovi
Shear Yashuv Cohen, rabbino capo di Haifa e membro della commissione mista Israele-Vaticano, sarà il primo non cristiano a parlare davanti a un sinodo di vescovi cattolici. Il Papa lo ha invitato come delegato fraterno alla assemblea dei vescovi, dedicata alla parola di D-o, che si terrà in Vaticano dal 5 al 26 ottobre. Il rabbino, che dovrebbe intervenire nella seconda giornata dei lavori e che terrà una relazione sulla centralità della Scrittura ebraica nella tradirione ebraica, ha rivelato di aver accettato l’invito «con un pizzico di trepidazione». «L’invito – ha sottolineato – porta con sè un messaggio di amore, coesistenza e pace per le generazioni, e vedo in esso una specie di dichiarazione che la Chiesa intende continuare con la politica e la dottrina stabilite da papa Giovanni XXIII e papa Giovanni Paolo II, e apprezzo molto profondamente questa dichiarazione». «Alcuni leader rabbinici ha riferito alla agenzia dei vescovi americani Cns che lo ha intervistato nel suo ufficio a Gerusalemme – ritengono che il dialogo interreligioso sia semplicemente un altro modo per convincere gli ebrei a diventare cristiani e così alcuni leader ebraici si sono opposti al mio intervenire al sinodo». «C’è un gruppo estremo – ha chiarito il rabbino capo di Haifa,- che teme che visto che i cristiani non sono riusciti a convertirci con la forza, stiano cercando di farlo con le parole; costoro parlano di bacio mortale da parte dei cristiani». «Se hanno ragione ha commentato sto commettendo un errore, ma credo che non sia questa la situazione». Parlare ai sinodo sarà – ha affermato – un avvicinarsi al giorno in cui «tutti i popoli si riuniranno insieme per rendere grazie a D-o». Nonostante la storia passata di violenze dal mondo cristiano questo invito, a giudizio dell’esponente ebraico, può essere visto come una dichiarazione di «rispetto e coesistenza con il giudaismo, come fratello maggiore della cristianità». «Non possiamo negare – ha aggiunto – che a dispetto delle dfferenze, le radici sono le stesse» e che ebraismo, islam e cristianesimo sono «religioni del Libro». Cohen, la cui famiglia da 18 generazioni ha prodotto rabbini e studenti di Scrittura, illustrerà la centralità della Scrittura ebraica nella vita quotidiana, e la sua importanza per l’educazione di ogni bimbo ebreo. «In Israele – racconta – c’è anche un quiz televisivo sulla Bibbia e i vincitori ricevono le congratulazioni del presidente della Repubblica». Lui è in grado di recitare a memoria la Torah, cioè i primi cinque libri della Bibbia, da quando era un bimbo di otto anni e a Gerusalemme ospita spesso gruppi di cattolici che lo interrogano sulle scritture. La partecipazione del rabbino capo di Haifa al prossimo sinodo in Vaticano è giudicato un gesto «rilevante» dal rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni. Eccezioni vengono sollevate invece dalla comunità islamica in Italia: un invito rivolto dal Papa anche ai musulmani «sarebbe un esempio bellissimo di dialogo interreligioso», ha detto Ahmed Vincenzo, presidente dell’Associazione degli intellettuali musulmani d’Italia. «Sarebbe bello» se in futuro anche gli islamici venissero invitati in occasioni di questo tipo, ha commentato invece Yaha Pallavicini, presidente del Coreis, che raggruppa le comunità religiose musulmane italiane.
La Gazzetta del Mezzogiorno – 25 settembre 2008