digiuno/augurio
Oggi 3 di Tishri, subito dopo Rosh haShanà, è zom Ghedalia, digiuno in ricordo di Ghedalia. Stranamente, ma non casualmente, in questi giorni dedicati alla teshuvà dobbiamo anche ricordare un evento di quasi 26 secoli fa: l’uccisione di Ghedalia ben Achiqam; dopo la conquista di Gerusalemme nel 586 a.e.v. e la distruzione del Tempio, i Babilonesi conquistatori e vincitori provarono a creare un governo ebraico, affidandolo a Ghedalia. La cosa non piacque agli estremisti ebrei per cui valeva la regola del “o tutto o niente” e organizzarono un attentato per uccidere Ghedalia. Ci riuscirono e ottennero anche il risultato di far finire qualsiasi forma di autogoverno ebraico. Questo ricordo sepolto nel tempo viene riproposto ogni anno dalla tradizione e purtroppo non perde la sua attualità, che è quella della riflessione sulle straordinarie quanto idiote capacità di autodistruzione del nostro popolo.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
Alla vigilia dell’anno ebraico 5769, Israele contava 7,3 milioni di abitanti – meno di Svezia, Austria, Svizzera, Bulgaria, Serbia, più di Danimarca, Slovacchia, Finlandia, Norvegia, Irlanda, Croazia. Un paese europeo, non fra i maggiori, ma nemmeno tanto piccolo. Un momento: Israele, un paese? E’ possibile parlare di Israele in termini normali e non eccezionali? Il sionismo storico, con lo strumento della sovranità statale, perseguiva due scopi: mantenere l’eccezionalità, e conseguire la normalità per il popolo ebraico. Non è facile, o è impossibile, conseguire due obiettivi antitetici. In Europa si parla quasi sempre di Israele al di fuori della norma, con rispetto, ma anche con diffidenza. Ma è proprio la normalità dei problemi quotidiani – la politica interna, l’economia, perfino una dose di conflitti sociali e culturali – e non altro, ciò che auguriamo a Israele per il nuovo anno.
Sergio Della Pergola, demografo