La Chiesa e gli Ebrei tra ‘500 e ‘700. Portati alla luce i testi ebraici censurati
“La Chiesa e gli Ebrei tra ‘500 e ‘700. La censura di testi ebraici” A questo tema scottante è stato dedicato un convegno organizzato dalla Fondazione dei Beni Culturali Ebraici in Italia nel Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, a Roma con il contributo di Miriam Silvera dell’Università di Roma.
Molti gli studiosi coinvolti nell’evento: Alessandro Finazzi Agrò – Rettore dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, le professoresse Marina Caffiero e Anna Foa – docenti al Dipartimento di Storia moderna e contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma, Daniel Tollet dell’Università Sorbonne di Parigi, Margherita Palumbo – collaboratrice della biblioteca Casanatense di Roma, il professor Giacomo Saban – attuale direttore del mensile Rassegna Mensile d’Israel, il Rav Amedeo Spagnoletto – esperto bibliografo.
A presiedere il convegno è stata la professoressa Marina Formica, vicepreside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’università di Roma “Tor Vergata”.
A inaugurare il pomeriggio dedicato ai testi censurati è stato il presidente della Fondazione, Bruno Orvieto. “Quale Presidente della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia – ha detto – vorrei sottolineare che Il tema di questa sera è quello dell’atteggiamento della Chiesa verso gli Ebrei nei secoli dell’età moderna, con particolare riferimento agli aspetti che riguardano i testi ebraici ed il perseguimento dell’obiettivo della conversione degli ebrei attraverso la limitazione della circolazione dei loro libri (in particolare del Talmud) e con l’emendamento censorio del loro contenuto, imposti dall’Inquisizione. Ma come sentirete non mancano esempi (rari) di conversioni verso l’ebraismo.”
Orvieto nel suo discorso si è anche ricollegato alle ultime vicende di attualità, al primo invito di un non cristiano ad un Sinodo di Vescovi, il Capo rabbino di Haifa.
Argomento più che consono alla serata, visto che la relazione del Rav Shear Yashuv Cohen, in occasione dell’invito al Sinodo, aveva per tema la centralità della Scrittura nella tradizione ebraica.
Tra gli ospiti della serata, lo storico Fausto Parente che ha presentato l’edizione francese del suo studio “Les Juifs et L’église romaine à l’époque moderne”.
Fra i diversi studiosi intervenuti, la presentazione del libro è toccata a Daniel Tollet, che convinse Parente (in qualità di direttore della collezione “Bibliotheque d’études juives”) a raccogliere in unico volume gli studi dedicati alla Chiesa romana e agli ebrei.
Questo nuovo scritto va così a colmare un vuoto bibliografico incontrato da chiunque avesse voluto studiare le polemiche giudaico–cristiane nell’era moderna. Fino ad oggi, infatti, era disponibile per ricerche di sì fatta specie solo il volume di Gilbert Dahan “Les intellectuels chrétiens et les juifs au Moyen Age” che tratta però la questione solo in ambito medievale.
Così inoltre Daniel Tollet ha voluto chiarire i punti centrali del testo “È opportuno chiarire sin da subito quali siano le tre idee centrali che emergono da questo lavoro: innanzitutto, il sentimento secondo cui convertire gli ebrei sarebbe un compito doveroso per i cattolici romani che praticano un’intensa attività di predicazione presso gli ebrei, giungendo – come suggerisce Marina Caffiero nel suo libro intitolato Battesimi forzati – ad oltrepassare i limiti della legalità, o ad adattare tali limiti al proprio operato. In secondo luogo, il ruolo essenziale ricoperto dai convertiti dal giudaismo nei dibattiti polemici grazie alla loro conoscenza dell’ebraico, e la cui influenza giunge fino alla Curia romana; tale influenza era avvertita anche nella vita quotidiana, poiché i conversi svolgevano la funzione di censori, maestri di catecumeni o predicatori. Infine, la difformità di punti di vista in seno alla Curia per quel che riguarda il trattamento da riservarsi agli ebrei e ai loro scritti; i convertiti Andrea de Monte, Francesco Torres – promotore di una soluzione “alla spagnola” – o Giovanni-Antonio Costanzi furono i più determinati; altri insistettero per la confisca e il rogo dei libri ebraici, mentre alcuni “vecchi cristiani”, come il cardinal Sirleto, non rinunziavano a ricercare negli scritti talmudici le verità che avrebbero potuto convincere gli ebrei alla conversione“.
Valerio Mieli