Sukkot/rientro
Quest’anno le date ebraiche e civili corrispondono con il 1943, per cui il terzo giorno di Sukkot, oggi, cade il 16 di ottobre, come avvenne nel 1943, quando ci fu la razzia degli ebrei romani. Quel giorno era anche sabato. I nazisti non si preoccupavano certo delle festività ebraiche, anzi le profanavano per ulteriore sfregio. La caccia agli ebrei romani si scatenò proprio quel giorno probabilmente più per una serie di circostanze politiche e organizzative, che religiose. Resta il fatto che anche questa coincidenza è un ulteriore stimolo alla riflessione. Perché Sukkot è la festa nella quale celebriamo la nostra precarietà come esseri umani e come ebrei che si affidano alla protezione divina; il tetto della Sukkà ricorda le nubi della gloria divina che protessero gli ebrei nel deserto. Il 16 ottobre di Sukkot ha riproposto il tema della precarietà umana ed ebraica nella sua forma più terribile, e senza la protezione. Questa mattina malgrado il ricordo angosciante, l’area del Ghetto era piena di gente, e gli studenti della scuola hanno affollato il Beth hakeneset e dopo la sukkà.
E’ un altro aspetto dell’incredibile enigmatica condizione ebraica e della sua capacità di sopravvivere.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
Rientrando a casa in Israele, dopo alcune settimane passate in Italia, si ha l’impressione che, da un lato, esista nel Paese un fronte molto attivo nella rivalutazione di Pio XII, e che, dall’altro lato, certi modi di fare e di pensare fascisti stiano riguadagnando popolarità e legittimità. Nonostante alcune voci più caute o anche coraggiose, come quella dell’on. Fini, nella cultura politica italiana – almeno come viene rappresentata attraverso i grandi mezzi di comunicazione – sembrano fortemente in regresso la matrice anticlericale e quella antifascista. Per gli ebrei in Italia sembra aprirsi una nuova stagione in cui si dovrà spiegare, negoziare, protestare, e se necessario, difendersi.
Sergio Della Pergola, demografo – Università Ebraica di Gerusalemme