capienza/El Alamein
Quante persone entrano in uno spazio determinato? Sembra un problema elementare di geometria, ma è diventato, in questi ultimi due giorni, dopo la manifestazione al Circo Massimo, un problema politico, con opinioni che divergono nell’ordine di grandezza da 1 a 11. Uno sguardo alle nostre fonti potrebbe farci considerare il problema con maggiore distacco, altri orizzonti e forse un po’ di ironia. Lo spazio che una persona occupa è legalmente definito come una ammà (cubito, circa 50 cm) al quadrato. Ma vi sono casi in cui lo spazio diventa relativo, ben prima di Einstein. Tra i miracoli che avvenivano nel Beth haMiqash, il Santuario di Gerusalemme, dove nelle grandi feste accorrevano anche milioni di pellegrini (dati confermati con preoccupazione dalla questura di allora, quella dell’impero romano), c’era quello della capienza: “quando stavano in piedi stavano stretti, ma quando si inchinavano stavano larghi” (Yomà 21 a); lo spazio diventava così largo che ciascuno poteva recitare la sua confessione senza essere ascoltato dal vicino. Miracolo dello spazio sacro, ma anche simbolo dell’infinita grandezza e piccolezza dell’uomo. Tutto questo c’entra poco con la politica, ma dà un sapore in più alla discussione.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
Il presidente Napolitano ha commemorato ad El Alamein il 66° anniversario della battaglia che fra il 23 ottobre e il 4 novembre del 1942 vide la sconfitta delle truppe italo-tedesche e segnò una vera e propria svolta nella guerra, dando inizio alla sconfitta nazista. Le parole del Presidente sono state altissime e hanno saputo esprimere appieno ciò che la sconfitta di El Alamein ha rappresentato: la vittoria della civiltà sulla barbarie. In Palestina inoltre, non dimentichiamolo, l’occupazione nazista avrebbe determinato la deportazione di tutti gli ebrei. Questo è quanto la sconfitta di El Alamein significò per gli ebrei, quelli dell’Europa occupata e quelli dell’Yishuv così sfuggiti allo sterminio.
Anna Foa, storica