demagogia/leggi razziste

I demagoghi di professione devono rispettare una regola: ci deve essere sempre del vero in quello che dicono. Lo sapeva bene Qorach, cugino di Mosè, che guidò la ribellione contro di lui. Gli disse: “Tutta la comunità, sono tutti santi”, e quindi voi non avete diritto di comandare. Aveva ragione quando diceva che nella comunità ebraica tutti sono (o meglio: dovrebbero essere) santi, qedoshim. E’ un paradosso essenziale della condizione ebraica il fatto che qadòsh significa prima di tutto “distinto”, “speciale”, ma tutti quanti lo possono e lo devono diventare. Per questo motivo nelle nostre tradizioni i personaggi che hanno avuto individualmente la qualifica di “santo” si contano con le dita di una mano. E’ un dato da tenere presente, con rispetto ma con consapevolezza, quando ci si confronta, anche vivacemente, con altri mondi religiosi che su questo argomento, benché si richiamino a radici ebraiche, hanno una visione radicalmente diversa.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Settant’anni dopo. In un convegno internazionale a Gerusalemme sono state ripercorse le conseguenze delle leggi razziste del 1938, con particolare riguardo all’educazione ebraica in Italia allora e oggi. Presente un pubblico numeroso e attento di studiosi locali e venuti dall’Italia, di giovani israeliani desiderosi di sapere e di capire, e di testimoni: i ragazzi dell’epoca oggi meno giovani ma non meno freschi di impressioni e di emozioni. È ancora viva l’amarezza per la morte e la spoliazione disseminata dallo stupido e iniquo regime fascista che non seguì bensì chiaramente anticipò e aprì la via a quello nazista. È altrettanto fervida la gratitudine per l’aiuto generoso ricevuto dalle persone pie e coraggiose, uomini e donne di clero, civili, e militari. E permane, profondo e inquietante, lo stupore di fronte all’incapacità dello stato costituzionale repubblicano contemporaneo italiano di reintegrare definitivamente nei loro diritti coloro, e non sono pochi, ai quali questi non sono ancora stati restituiti.
Settant’anni dopo.

Sergio Della Pergola, demografo, Università Ebraica di Gerusalemme