4 novembre/biografia

Domani, 4 novembre, sarà ricordato un anniversario importante, i 90 anni dalla vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale.. L’anniversario merita di essere ricordato con grande attenzione dagli ebrei italiani, riflettendo sui grandi cambiamenti in tutto questo tempo. Gli ebrei italiani parteciparono alla Grande Guerra come gli tutti gli altri italiani, coscritti ma spesso anche entusiasti; sembra che il numero dei generali ebrei italiani fosse il più alto degli eserciti europei; lo stesso “generalissimo” Diaz aveva origini ebraiche. Agli inizi degli anni ’60 c’era ancora qualche generale ebreo, oggi non ce ne è neppure l’ombra, né pare che ci siano militari in carriera. Alla guerra che doveva segnare il coronamento dell’integrazione degli ebrei in Italia seguì venti anni dopo il grande tradimento delle leggi razziali. Ma già nella Grande Guerra le identità ebraiche erano tormentate, e non solo quelle dei rabbini militari (istituto nuovo e di breve durata) che passarono insieme ad altri quei lunghi anni di trincee mangiando sardine. Penso a quell’ebreo torinese di formazione giuridica, parente di Vittorio Foa e da lui ricordato, che fu messo a fare il giudice nella corte marziale e dopo aver condannato un “disertore” di Caporetto cercò di suicidarsi. L’identità ebraica è complessa e la distanza di tempo da quei fatti, ormai considerevole, almeno ci facilita una valutazione distaccata da tutte le illusioni che perennemente ci seducono.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Una nuova biografia di Himmler, pubblicata in Germania, “rivela” al mondo ciò che tutti sanno o che almeno dovrebbero sapere, dal momento che è scritto in molti libri importanti, è patrimonio di conoscenza comune: che lo sterminio, nei piani nazisti, non era riservato agli ebrei, ai rom, ai disabili, ma avrebbe dovuto riguardare molti altri popoli, tutti quelli slavi ad esempio, in vista di quell'”ordine nuovo” di superuomini ariani in cui, con buona pace dei neonazisti nostrani, gli italiani, se anche fossero riusciti a scampare allo sterminio, avrebbero avuto al massimo un ruolo di schiavi. Ché, se avesse vinto la sua guerra contro la civiltà, il nazismo non si sarebbe certo accontentato di quel pastrocchio della pura razza italica inventato da Mussolini, settant’anni fa, con il Manifesto della razza, per inserire anche gli italiani fra le “razze” dominanti. E avrebbe ricondotto tutti i popoli mediterranei, caratterizzati da infinite mescolanze e meticciati, fra i popoli inferiori, se non proprio “subumani”, comunque al limite dell’umanità. Tutto questo è ben noto, ed è un bene che qualcuno lo ribadisca e che nessuno lo dimentichi più..

Anna Foa, storica