ira/voto
“Non ti adirare facilmente….” (Pirqè Avòt, 2; 10)
I nostri Maestri associano l’ira all’idolatria. Colui che si adira è da considerarsi idolatra. Con un signifcativo paradosso secondo la Tradizione rabbinica il verso del Salmo 81 che dice “ …non ci sia in te un dio estraneo….” si riferisce all’iracondo, in quanto è come se un idolo prendesse il sopravvento nella gestione delle nostre emozioni dei nostri rapporti interpersonali. L’ira, in effetti, è un sentimento che scaturisce da una mancanza di governo delle nostre pulsioni che può condurci perfino all’omicidio. Attraverso un sottile gioco linguistico i nostri Maestri sostengono che l’equilibrio di ognuno di noi si riconosce in tre situazioni: nel momento dell’ ira, nel momento in cui dobbiamo metterci le mani in tasca e nel momento in cui siamo davanti a un bicchiere di vino. Tre situazioni differenti, ma paradigmatiche, nelle quali ci confrontiamo de visu con i nostri impulsi: la rabbia, il rapporto con il denaro e l’ebbrezza del vino. E’ proprio in queste situazioni che l’idolatria è maggiormente insidiosa.
Roberto Della Rocca, rabbino
Gli ebrei americani in maggioranza voteranno per Barack Obama, e non solo perché è il candidato del partito democratico. C’è dell’altro. Chicago è la metropoli americana dove la questione razziale fra bianchi e neri è ancora una ferita profonda. Gli ebrei locali sono impegnati a sanarla nel solco di una tradizione che risale all’impegno degli anni Sessanta contro la segregazione razziale. Per questo hanno sostenuto sin dall’inizio il “community organizer” Obama, e molti altri volontari come lui nei quartieri poveri del South Shore, convinti che solo emancipando gli afroamericani dalla povertà Chicago potesse archiviare il razzismo. Saul Alinsky, Abner Akiva, Don Shomon sono i nomi di un universo ebraico poco conosciuto nel quale Obama è cresciuto. E’ una storia tutta americana, che aiuta a comprendere la determinazione con cui ebrei di Chicago si sono recati nelle sinagoghe della Florida e dell’Ohio per raccogliere voti per Obama, respingendo accuse e sospetti nei suoi confronti. La mobilitazione contro il razzismo nei confronti di minoranze resta un perno dell’identità degli ebrei yankee.
Maurizio Molinari, giornalista