atteggiamenti/elezioni

La tradizione rabbinica ha cercato di classificare i diversi atteggiamenti di rifiuto degli obblighi imposti a ogni ebreo; si distingue pertanto tra chi rifiuta una singola mitzwà e chi le rifiuta per intero, tra chi lo fa per desiderio o pulsione e chi lo fa con un gesto volontario di provocazione (mumar lehach’is); quest’ultima posizione evidentemente trattata con molto rigore. Ieri a Praga rav Moshe Shapira, leader religioso molto stimato nel mondo ortodosso, ha spiegato che oggi non esiste più il concetto di mumar lehach’is, anche se molti pensano di esserlo. E’ uno dei messaggi di apertura che proviene da una affollatissima conferenza dei rabbini europei, alla quale partecipano più di 300 rabbini, di cui 9 italiani. Il tema principale di questi giorni è stato quello del qeruv, dell’avvicinamento di chi è lontano. Le posizioni nel mondo religioso, che a qualcuno può sembrare omogeneo e chiuso, sono estremamente articolate e polemiche, ma la necessità attuale di aprirsi e dialogare con gli ebrei “lontani” oggi sono pochi a metterla in dubbio.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Alle elezioni municipali questo martedì, Gerusalemme ha scelto un sindaco “laico”. Nir Barkàt, il 49enne imprenditore che ha largamente battuto il candidato “religioso” Meir Pòrush, ha subito celebrato recandosi al Muro del Pianto dove ha recitato la formula augurale: (Shehecheyànu vekiyemànu vehigghyànu lazemàn hazé – che ci hai fatto vivere e ci hai mantenuti e ci hai fatto giungere fino a questo momento). Il laicismo “made in Israel” non è incompatibile con il rispetto di un nucleo di idee e di comportamenti ebraici tradizionali. Sul piano delle identità, la società israeliana non è una elementare contrapposizione di bianco e di nero ma è soprattutto una grande gamma di grigi. Ma, detto questo, la significativa scelta elettorale dei gerosolimitani vuole esprimere una volontà di ripresa e di rinnovata fiducia in una città dove i temi dell’identità si intrecciano con quelli del benessere. In molti quartieri ebraici è elevato il numero delle persone che dipendono dall’aiuto pubblico per una loro scelta di vita che rifiuta la modernità. E a Gerusalemme Est la qualità della vita è largamente inferiore a quella di Gerusalemme Ovest. Nel promettere che sarà il sindaco di tutti, e nell’invitare tutti i gruppi politici a collaborare nella gestione della capitale, Nir Barkat sa che urgono grandi investimenti per migliorare la situazione nei rioni tradizionalisti ebraici e in quelli arabi, che non lo hanno votato, e per creare nuove opportunità di alloggio e di lavoro nei quartieri che invece lo hanno sostenuto. Ma questo potrà avvenire solo se tutte le risorse umane sapranno attivarsi nel segno della partecipazione alla vita produttiva e della pacifica convivenza.

Sergio Della Pergola, demografo, Università Ebraica di Gerusalemme