L’inizio della vita fra medicina e halakhà
Si è tenuto a Ferrara un importante convegno sul tema “Etica e deontologia di inizio vita“, ad organizzarlo la Federazione Nazionale Ordini dei Medici, che per la prima volta ha coinvolto l’AME (Associazione Medica Ebraica). Lo scopo era quello di contribuire alla stesura di un documento di “Deontologia di inizio vita” che tenesse in considerazione la posizione di tutte le associazioni invitate.
La commissione di bioetica dell’AME presieduta dal Rav Riccardo Di Segni ha elaborato una serie di modifiche al documento proposto in modo da renderlo accettabile dal punto di vista dell’alahà Successivamente il consiglio nazionale della FNOMCeO dopo aver sentito l’opinione dei rappresentanti delle varie associazioni mediche, laiche e religiose presenti in Italia ha elaborato e approvato all’unanimità un documento proprio.
Abbiamo sentito in proposito il Dottor Giorgio Mortara, Presidente dell’AME.
Dottor Mortara esiste un punto di vista ebraico univoco in materia di bioetica?
Una visione ebraica univoca attualmente non esiste. Infatti con l’inizio della diaspora, cioè dalla distruzione del secondo Tempio, non esiste all’interno del mondo ebraico un’autorità religiosa centrale universalmente riconosciuta da tutti gli ebrei. Questo fatto per certi versi può essere considerato come un elemento positivo; infatti ogni singola comunità riconosce come vincolante per sé la propria autorità rabbinica anche se ovviamente ci sono personalità importanti per cultura e prestigio che superano gli stretti ambiti delle comunità di appartenenza.
La divergenza è maggiore per i problemi moderni sorti inseguito alle conquiste della scienza e della tecnica soprattutto in campo della bioetica.
Ricordiamo inoltre che la legge dello stato di Israele non segue necessariamente la normativa religiosa ebraica anche se questa è sicuramente tenuta in considerazione.
Negli ultimi anni i medici e i rabbini stanno cercando di elaborare delle linee guida per quanto riguarda importanti problematiche come quelle dei trapianti o della fine vita. Recentemente la commissione Steinberg ha proposto dei modi di comportamento per le fasi terminali della vita che sono largamente accettate in Israele e nella diaspora.
Quale è la posizione più diffusa riguardo all’inizio della vita?
L’ebraismo, attribuisce uno straordinario valore alla vita ne consegue che il Pikuach nèfesh, l’esigenza di salvare la vita umana, così come la tutela della salute, occupano un posto elevato nella scala dei valori della tradizione ebraica. Tali istanze sono anteposte a quasi tutte le norme e neutralizzano pressoché ogni divieto.
Nel pensiero ebraico non esiste una obiezione a priori contro l’uso della tecnologia medica né una distinzione tra ciò che potrebbe essere naturale e non naturale cioè artificiale. Il concetto stesso di natura è estraneo all’ebraico biblico che lo sostituisce con quello di creato.
L’uomo è considerato come un collaboratore del Creatore nel controllo, nel mantenimento e nel miglioramento del creato. E in questo contesto si inserisce il medico come “collaboratore specializzato” al mantenimento della salute. Pertanto non vi è una opposizione di principio all’uso di tecniche nuove per risolvere i problemi che affliggono l’uomo. (vedi fecondazione assistita, uso di cellule staminali ecc.) La ricerca scientifica non deve essere ostacolata invocando possibili abusi che possono derivare sul piano etico, sociologico e politico, che hanno certamente la loro rilevanza, ma vanno tenuti distinti dalla ricerca in quanto tale.
Quale è la posizione dell’etica ebraica in materia di contraccezione, aborto e procreazione assistita?
La normativa ebraica specifica quali sono le condizioni in cui possono essere attuati i provvedimenti contraccettivi, abortivi e la procreazione assistita. E’ da tenere presente che fondamentale per l’ ebraismo è il rispetto della Legge dello Statoin cui viviamo ” dinà le malchut dinà” purché garantisca la possibilità di mantenere la propria visione religiosa…
In particolare, l’uso della pillola anticoncezionale è consentito?
L’adozione di metodi anticoncezionali può essere ammessa in determinate circostanze e, in tal caso, l’impiego di farmaci inibitori dell’ovulazione è preferibile rispetto ad altri sistemi.
Quale è invece la posizione nei confronti dell’ RU 486, il metodo farmacologico per l’interruzione precoce di gravidanza?
Nelle situazioni in cui può essere consentito l’aborto, l’impiego di questo farmaco, per la sua precocità di azione e per l’assenza di interventi meccanici, è preferibile.
Dottor Mortara quale significato attribuisce al documento realizzato, dalla FNOMCeO?
Ritengo giusto che l’organo rappresentativo dei medici prenda posizione sulle problematiche che coinvolgono i medici nell’espletamento delle loro mansioni. Di recente è stato emanato il codice deontologico che regola i rapporti tra medico e paziente nel rispetto e la salvaguardi dei diritti ma anche dei doveri di ognuno.
E’ stato importante che la FNOMCeO nell’elaborare delle linee guida su un argomento che ha molte implicazioni religiose abbia voluto confrontarsi non solo con le varie società scientifiche(ginecologi, ostetrici, neonatologi,rianimatori e genetisti) ma anche con le associazioni come la nostra che esprimono una visione religiosa, in modo che il documento sia condivisibile dalla maggior parte dei medici e rispondente alle aspettative della popolazione italiana che è sempre più multietnica.
Questo invito è un riconoscimento importante per la nostra associazione che ha tra i suoi scopi quello di favorire la conoscenza dell’etica medica ebraica in Italia.
Lucilla Efrati