l’eretico/eluana

“…Sii solerte nello studio della Torà e sappi cosa rispondere all’apikores…”. (Pirqè Avòt, 2; 14)
Non è facile identificare l’apikores che corrisponde genericamente all’eretico, colui che disprezza la Torah e le interpretazioni rabbiniche. L’apikores evoca forse l’epicureo, discepolo di Epicuro, che, nella filosofia greca, contesta l’azione degli dei nel mondo perseguendo i piaceri del corpo misconoscendo una legge superiore. Alcuni Maestri sostengono invece che apikores sia riconducibile al concetto di hefker, il res nullius come un territorio che non ha proprietario e del quale tutti si sentono autorizzati ad usi e abusi personali. Le due interpretazioni, in fondo, non sono poi così contraddittorie.

Roberto Della Rocca, rabbino

Eluana, e suo padre. Difficile esprimersi. Terribilmente difficile. Ho solo un presentimento: siamo abituati a pensare che quando qualcuno soffre la presenza degli altri sia qualcosa di indispensabile. Si porgono le con-doglianze. Come se il dolore non ammettesse la solitudine. La tradizione ebraica invita a non giudicare una persona nel momento del dolore. Sulla lunga distanza del tempo e dello spazio, provo a immaginare che forse, in questa storia di dolore che vede un padre e una figlia insieme, attraverso la vita e la morte, forse lasciare spazio a un poco di solitudine sarebbe stato un atto di rispetto. Invece di inveire contro una sentenza, in loro nome. Invece di gridare all’assassinio, in loro nome. Invece di mettersi nei loro panni, come se fosse la cosa più facile di questo mondo.

Elena Loewenthal, scrittrice