pace/social-networking
Scrivo questa nota da Chicago dove è in corso un gigantesco congresso scientifico medico con decine di migliaia di presenze. L’organizzazione, su richiesta degli interessati, ha predisposto una piccola “meditation room” in una saletta periferica. “Meditation” è un termine laico elegante per indicare che si tratta di un’ambiente adibito alla preghiera e in effetti quest’anno è comparsa anche la parola “prayer” nel cartello sulla porta. E’ interessante sapere che la stanza ha al suo interno un ambiente rettangolare separato da qualche telo, dove si riuniscono gli ebrei (numerosi), anche con un Sefer Torà. All’esterno i musulmani, che sono orientati con qualche grado di differenza rispetto alla direzione di preghiera ebraica. Si entra attraversando un tappeto di scarpe tolte per la preghiera, come prescrive il loro rito. Durante la tefillà i musulmani sentono la voce piuttosto discreta del chazan, e lo stesso avviene per gli ebrei. Sembrerebbe una situazione di convivenza ideale, ma non lo è, perché l’incomunicabilità personale è quasi totale e il rettangolino interno per gli ebrei sembra quasi un assedio. Esempio in piccolo di problemi planetari. Chissà se Colui al quale i due gruppi indirizzano la loro preghiera, e che noi definiamo come “Colui che fa la pace nelle sue altitudini” riuscirà a farci fare un po’ di pace anche quaggiù.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
Mentre il presidente eletto Barack Obama continua ad annunciare ministri e consiglieri della nuova amministrazione americana il suo fidato braccio destro David Plouffe, un mago del web, lavora ad un progetto rivoluzionario: portare il social networking alla Casa Bianca ovvero consentire a gruppi di utenti che si ritrovano su singoli blog di interagire con il governo per partecipare alla formulazione di progetti e iniziative politiche.
Maurizio Molinari, giornalista