immacolata/pogrom
In una delle dichiarazioni di lode dell’amata del Cantico dei Cantici (4:7) si legge: “Sei tutta bella mia compagna, e in te non c’è difetto” (mum, in ebraico, macula in latino). Nei commenti tradizionali questo significa che il popolo d’Israele, in alcuni momenti della sua storia, come quando riceve la Torà, è senza difetti; secondo il Talmud è anche un riferimento al Sinedrio nel suo complesso. Nel calendario civile oggi è, come si dice, “una festa non ebraica”. E’ interessante notare che il nome di questa festa si riferisca in qualche modo all’espressione sopra citata del Cantico, con un’interpretazione radicalmente differente. E’ uno dei tanti segni che dimostrano come da una parte i due mondi condividano una cultura e una tradizione originaria ma dall’altra siano separati da una differenza dottrinale insanabile.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
Le violenze dei coloni di Hebron contro i palestinesi e i loro scontri con l’esercito israeliano rappresentano non soltanto un fatto gravissimo, ma anche una svolta pericolosa nel Paese, a meno di tre mesi dalle elezioni. I segnali non erano mancati, come l’attentato compiuto in settembre contro lo storico Zeev Sternhell, da sempre impegnato nella denuncia delle violenze dei coloni. Ora, anche chi in passato aveva sottovalutato questi rischi usa toni durissimi, richiama immagini dense di significato per ogni ebreo: “In quanto ebreo mi vergogno dopo aver visto ebrei che sparano verso arabi a Hebron. Non ho altra definizione che quella di ‘pogrom’. Noi siamo figli di un popolo che sa bene cosa siano i ‘pogrom’.” Non è un militante di Shalom Akshav che parla, e nemmeno un giornalista impegnato di Ha Haretz. E’ Ehud Olmert, premier dimissionario di Israele, in una dichiarazione di ieri, 7 dicembre 2008.
Anna Foa, storica