Mokèd/Israele
Si è concluso ieri a Parma il Mokèd autunnale organizzato dal Dipartimento Educazione e Cultura dell’Ucei che ha visto la partecipazione di un centinaio di persone provenienti da molte Comunità italiane. Durante l’incontro si è svolto un convegno che ha affrontato con autorevoli studiosi e intellettuali, non solo italiani, il tema del nostro rapporto con lo Stato di Israele a 60 anni dalla sua fondazione. Il tema è stato finalmente affrontato sotto una prospettiva inedita. I relatori hanno evidenziato come lo Stato di Israele è stato il prodotto di un movimento di pensiero ebraico, minoritario e spesso contrastato, che costituisce ancora una grande sfida intellettuale, sociale e religiosa per l’intero ebraismo sviluppatosi nel corso dei secoli come realtà diasporica. Queste considerazioni ci indicano come il programma sionistico non significa la fine, ma l’inizio di nuove sfide e perenni interrogativi per il pensiero ebraico. Israele ci ripropone incessantemente la sfida di rilegare cielo e terra mediante quella scala sognata dal nostro padre Jaakov.
Roberto Della Rocca, rabbino
Nutro tanti sentimenti verso Israele, una specie di groviglio emotivo che fatico il più delle volte a dipanare. Ma c’è qualcosa che non esito a definire con le parole, e che nella sua nitidezza è eloquente, carica di significati. Verso Israele ho tanti sentimenti. Uno di essi è la fiducia. Di recente lassù mi è capitato di vedere un nuovo adesivo, di quelli che segnano la politica “militante” dell’uomo comune e si appiccicano sul paraurti delle auto. Ho già visto “Shalom, Chaver”, che fu l’addio a Rabin, e anche “Il popolo è con il Golan” per chi si oppone al ritiro. Ora c’è anche “un ebreo non caccia un altro ebreo”, ed è chiaro riferimento allo sgombero delle colonie. Malgrado questa ingiunzione, e malgrado quello che su questa finestra segnalava ieri Anna Foa, i coloni abusivi di Hebron sono stati sgomberati, perché, come ha detto qualcuno in questa precisa occasione, “in Israele prevale il diritto”. Una sentenza di tribunale ingiungeva lo sgombero, e lo sgombero c’è stato – a costo di disordini, violenze, proteste. Certo, non è una bella notizia. Ma per quanto mi riguarda, conferma la fiducia che nutro verso Israele.
Elena Loewenthal, scrittrice