Yaakov/politica
Leggeremo questo Shabbat la storia del ritorno del patriarca Yaakov nella sua terra. L’inizio del racconto è drammatico perché parla dei timori dell’incontro con il fratello Esav, con il quale c’era stata la storia della primogenitura. Ogni dettaglio di questo racconto è significativo, se lo si legge nella prospettiva che guida l’interpretazione tradizionale, secondo la quale “i fatti dei padri sono un segno per i figli”. Non sono solo due fratelli che si incontrano o si scontrano (secondo uno schema che si ripete con tante varianti nel racconto biblico) ma due popoli, due culture, due modi di concepire l’esistenza nel corso di una storia che dura fino ad oggi. La relazione con quello che per noi è il “fratello maggiore” va studiata e vissuta con tutta la complessità con cui si presenta, nella quale non ci sono semplicisticamente buoni da una parte e cattivi dall’altra, ma persone e popoli in cui tutti gli aspetti della natura umana sono presenti.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
Per diversi anni dopo la Seconda guerra mondiale, la presenza ebraica nel Parlamento italiano fu notevole e attiva, soprattutto nelle file della Sinistra. Dopo la Guerra dei Sei Giorni, con la radicalizzazione del discorso pubblico su Israele e sul mondo ebraico, avveniva una sorta di metaforica “pulizia etnica” e quasi scompariva la voce ebraica a Palazzo Madama e a Montecitorio. Negli ultimi anni gli ebrei italiani ritornano alla politica. Un importante esempio è la mozione presentata da Fiamma Nirenstein con l’adesione di Alessandro Ruben, Emanuele Fiano e altri colleghi, e approvata all’unanimità dalla Camera, sulle direttive del Governo italiano in vista della Conferenza mondiale dell’ONU contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza, prevista a Ginevra nell’aprile 2009 (“Durban 2”). Si tratta di evitare il ripetersi di *Durban 2001, che divenne un processo politico contro lo Stato di Israele chiamato, da imputato, a rispondere alle accuse di regimi fondati sul rifiuto del pluralismo culturale, sull’intolleranza religiosa e sulla persecuzione di ogni forma di dissenso. Opportuna anche l’interrogazione a risposta scritta di Fiamma Nirenstein sulla richiesta della comunità italiana residente in Israele che sia stipulata una convenzione per il riconoscimento reciproco dei contributi previdenziali versati in Italia e Israele, in modo da consentire la totalizzazione dei periodi assicurativi ai fini del conseguimento del diritto alla prestazione.
Sergio Della Pergola, demografo