C’è chi pensa di essere al di sopra della Storia

Le reazioni all’intervento del Presidente della Camera on. Gianfranco Fini sono state stizzite. Qualcuno, per esempio, ha detto che ci sono state suore e preti che hanno fatto opera di soccorso e hanno salvato ebrei. Laddove ci fu, fu un atto meritorio, intrapreso a rischio della propria incolumità che va ricordato, con tutto il rispetto che si deve ai “giusti”.
Il 1938, tuttavia, non era eguale al 1943. Nel 1938 all’ordine del giorno c’era la discriminazione e non la persecuzione delle vite. Confonderle significa dare risposte fuori tema. Per due motivi.
1) Il silenzio della Chiesa del 1938-1943 riguarda il fatto che da parte della Chiesa non ci furono obiezioni all’impianto culturale delle leggi razziali. Il soccorso non c’entra.
2) Anche volendo riferirsi all’opera di soccorso, il comportamento di singoli individui “non salva” l’istituzione a cui essi appartengono.
La questione dunque rimane inevasa.
La storia, infatti, non guarda in faccia nessuno e quando pone domande pretende risposte pacate, articolate, documentate e argomentate. In ogni caso la storia si fa con i documenti, non si fa con le affermazioni di principio.
Fare gli offesi, è la risposta di chi pensa di essere al di sopra della storia. A esser pignoli non è nemmeno una risposta. E’ la pretesa, da parte di coloro che pensano di avere sempre ragione e di essere sempre dalla parte della ragione, di ridurre al silenzio tutti gli altri in nome del rispetto dovuto.
Un atteggiamento che esprime la mentalità di chi esclude il diritto di replica agli altri e ritiene di avere sempre il diritto all’ultima parola.

David Bidussa, storico sociale delle idee