Theodor Herzl, le idee del padre del sionismo hanno resistito al tempo

E’ un libro antico, ma appassionante e mai sbiadito dal tempo, quello che racconta il percorso e la vita del padre del sionismo politico. Firmato da Baruch Hagani e dedicato alla vita di un mito come Theodor Herzl (“Vita di Teodoro Herzl”, Talete edizioni) il volume risale ai primi del Novecento, ma non ha perso nulla della sua attualità. Ora torna finalmente nella nuova versione italiana con una prefazione di Francesco Ruffini del 1919. Alla presentazione, che si è tenuta a Roma nella Biblioteca del Senato a piazza della Minerva, sono intervenuti Luigi Compagna, senatore al Pdl e professore di Storia delle dottrine all’Università Luiss Guido Carli; Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del Popolo Della Libertà; Piero Fassino, segretario dei Democratici di Sinistra e Giorgio Israel, docente al dipartimento di Matematica dell’Università La Sapienza e autore fra l’altro di uno studio dedicato alla “Questione ebraica di oggi. I nostri conti con il razzismo”.
Luigi Compagna ha disegnato un quadro storico del periodo in cui visse Herzl e di come al tempo gli ebrei in Europa, incluso Herzl, fossero in forte assimilazione e non avessero alcun senso di dover appartenere ad un unico Stato. Herzl infatti ha ricordato Compagna “non era preparato a diventare Herzl”, ma quando nel 1895 si trovò come cronista del quotidiano viennese “Neue Freie Presse” a Parigi a seguire il processo Dreyfuss si rese conto di un antisemitismo che non esisteva solo nell’Europa dell’Est, ma che era forte e presente anche in Francia e Germania. Il padre del Sionismo decise che l’unico modo per risolvere la questione ebraica e sconfiggere l’antisemitismo era quello di creare uno Stato ebraico ed espresse questo concetto nel suo libro Judenstaat, che suscitò grande interesse da parte di molti ebrei dell’ Europa orientale.
Herzl risponde a questo interesse nel 1897 dando vita al Congresso Sionista, il parlamento di una nazione che ancora non aveva territorio, ma che intanto creava un’ istituzione politica. Il Congresso prevedeva un’organizzazione permanente, una banca The Jewish Colonial Trust e mezzi di informazione.
Herzl viene definito da molti un politico dell’irrealtà, che però trova con grande intuito una soluzione concreta per la realtà ebraica. Nonostante lo Stato d’Israele nasca solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’idea e il desiderio di uno Stato ebraico era già vivo nella coscienza civile da molto tempo.
Giorgio Israel ha sottolineato come Israele abbia compiuto passi ben maggiori di quelli che Herzl sognava, come ad esempio l’unificare la lingua nazionale ma, ha spiegato, anche che la visione che Herzl aveva di un antisemitismo sconfitto una volta creato uno Stato ebraico era purtroppo completamente illusoria. Oggi lo Stato ebraico esiste, ma resta l’ombra ingombrante di un antisemitismo che con gli anni trova nuove forme e mezzi per esprimersi.
Inevitabilmente si è così passati a discutere della situazione ebraica dei nostri tempi, del conflitto in Medio Oriente e delle elezioni che il prossimo Febbraio avverranno nello Stato ebraico.
Fabrizio Cicchitto è intervenuto appellandosi alle due grandi ritirate che Israele ha compiuto, quella nel Libano e a Gaza, sottolineando che questi spazi non sono stati riempiti da arabi moderati, ma da un popolo palestinese che continua a non dimostrare di avere una voce unita, un’intenzione chiara. Due volte sia Rabin che Barak avevano fatto concessioni pericolose, nonostante ciò Arafat ha fatto saltare il Processo di pace dimostrando totale inaffidabilità.
Anche Fassino interviene qualificandosi come “il sionista della sinistra”, per poi procedere nell’elaborare il rapporto contrastante tra sinistra e sionismo. Un legame che si salda specialmente dopo il periodo del nazismo/fascismo, ma che poi inizia a crollare durante la guerra dei sei giorni, dove Israele era sostenuta dagli Stati Uniti e i paesi arabi dall’Unione sovietica. Fassino ha ammesso che oggi nella sinistra persiste una visione “anti Israele”, ma che questa appartiene ad una piccola minoranza.
Herzl sicuramente non immaginava tutte le difficoltà che Israele avrebbe trovato sul suo cammino una volta creato lo Stato ebraico, ma oggi ci dà grande forza poter parlare e leggere di un uomo che ha sottolineato l’importanza del senso di appartenenza e che non ha avuto paura di opporsi come meglio poteva all’antisemitismo.
Un anno e mezzo fa il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affermato che “l’antisionismo è una forma di antisemitismo”. Questa importante biografia di Teodoro Herzl servirà, secondo il giudizio di tutti gli intervenuti, a ricordare quanto resta attuale e importante il messaggio del profeta del sionismo.

Loren Raccah