Ya’akov/Mikva
La parashà di Vayèshev inizia con la descrizione di una situazione idilliaca. Ya’akòv che, dopo una vita di peripezie e difficoltà, finalmente può stare tranquillamente nella sua terra con la sua
famiglia. La parashà però ha subito dopo uno sviluppo drammatico: la divisione tra i figli di Ya’akòv che inizia con il progetto di uccidere uno dei fratelli, Yosèf, e si conclude alla fine con la sua
vendita. Secondo i Chakhamìm, tuttavia, lo sviluppo drammatico era già contenuto nell’inizio della parashà. Il midràsh dice che ogni volta
che nella Torà c’è scritto vayèshev – si sedette – è segno di disgrazia. L’uomo, a differenza degli angeli, è un essere in continuo cambiamento, in continua evoluzione. Non può stare fermo, non può
sedersi. L’uomo può andare avanti o può andare indietro. Quando si ferma è solo apparentemente fermo, in realtà sta retrocedendo.
Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano
Abner Mikva è il giudice di Chicago che volle a tutti i costi dare un lavoro al giovane laureato Barack Obama ma si scontrò con un rifiuto. Da quell’episodio degli anni Ottanta nacque un’amicizia divenuta intesa politica, al punto che Obama considera Mikva il proprio mentore. E Mikva assicura che Obama sarà “il primo presidente ebreo degli Stati Uniti” in ragione della sua profonda comprensione, personale e politica, non solo dell’identità ebraica ma di quei valori per il rispetto dei diritti del prossimo che distinguono il popolo ebraico.
Maurizio Molinari, giornalista