G-Dcast: quattro minuti di Torah in un cartone animato che parla a tutti
Il rapporto tra ebraismo e sviluppo tecnologico si è rivelato proficuo in molti campi. Internet ha permesso di fare passi da gigante nella fruibilità della cultura, e quella ebraica non fa eccezione. Lezioni di Torah online, possibilità di rivolgersi a rabbini via Web, una grandissima quantità di siti in cui reperire ogni tipo di notizia e dato utile sul mondo ebraico.
Ma oggi la Torah online ha raggiunto un nuovo traguardo.
Ormai per sapere di cosa parla la Parashà della settimana non ci sono più solo il tempio, la lezione del Rav, il classico libro in cui andarla a leggere in ebraico o tradotta.
Oggi, per scoprire qualcosa di più su Vayigash o Chayei Sarah, basta andare su www.g-dcast.com dove cartoni animati sensibili e intelligenti raccontano in una manciata di minuti la Parashà in modo acuto e del tutto nuovo, con colori vivaci e immagini stilizzate di grande immediatezza.
Sentendo parlare di cartoni animati potrebbe venire spontaneo pensare a qualcosa di semplice e infantile, la Torah ridotta a una favoletta per bambini.
Ma l’intento di Sara Felton, ideatrice del progetto, un passato nella sezione online del New York Times, non si limita certo a questo.
“L’idea mi è venuta pensando alla mia adolescenza – spiega Sara – poiché in casa non avevo ricevuto un’educazione ebraica molto approfondita, ero spesso a disagio, al tempio, perché non conoscevo nemmeno gli episodi biblici più famosi. Una possibilità del genere mi avrebbe aiutata. Il target principale dei G-dcast sono gli adolescenti, ma i nostri lavori possono avere qualcosa da insegnare anche ad un pubblico più adulto”.
“Abbiamo scelto di utilizzare un approccio diverso da quello tradizionale – continua Matthue Roth, responsabile educativo del progetto (a loro si aggiunge Nick Fox-Gieg, direttore dell’animazione) – G-dcast parte dall’idea di interagire con la Torah, ciascuno dal suo punto di vista, o a seconda delle sue conoscenze: per alcuni sarà solo una scenetta divertente, per altri un’occasione per imparare o capire qualcosa di nuovo. Ciò che a noi interessa davvero è attirare la gente, e farle scoprire un modo diverso per avvicinarsi alla Torah che amano.”
E nei G-dcast le prospettive differenti non mancano. Ogni episodio infatti è ideato e commentato da esperti in materia di diverso background, da una scrittrice ebrea australiana madre di otto figli, a un talmudista di Berkely, poi inglesi e israeliani, rabbini e professori, ognuno pronto a trasmettere la propria visione della Torah.
Il progetto partito da pochi mesi sta già riscuotendo grandissimo successo, nuovi cartoni sulle Parashot settimanali vengono sfornati a ciclo continuo. C’è chi li scarica sull’I-pod, o li condivide sui siti di social networking come Facebook.
Sono poi moltissimi gli insegnanti che chiedono di poterne usufruire come nuovo strumento per l’educazione ebraica dei loro alunni. “L’interesse e l’entusiasmo che riceve G-dcast dal pubblico ebraico e dagli educatori è fantastico – continua Sara Felton – rimane da vedere se in futuro riusciremo a raggiungere anche un’audience più vasta, che magari non possiede conoscenze preliminari su questi argomenti”.
Divertenti ed educativi insomma questi cortometraggi animati, e questa volta si può proprio dire che le due cose coincidono, con grande gioia di genitori e maestri, che hanno a disposizione anche delle schede con ulteriori spiegazioni e suggerimenti su come sfruttare in classe gli spunti dei G-dcast.
Dietro all’iniziativa, oltre alla creatività degli animatori e dei consulenti, anche due fondazioni statunitensi, Keren Keshet e The Charles and Lynn Schusterman Family Foundation, impegnate a diffondere la gioia della vita ebraica, la gioia di apprendere e la gioia di dare.
Unico freno, forse, per il pubblico italiano è la lingua: naturalmente l’inglese. Un linguaggio che è ormai incontestabilmente divenuto il nuovo yiddish, la nuova lingua franca del popolo ebraico a livello internazionale e con il quale i nostri figli dovranno inevitabilmente fare i conti. Ma non consideriamolo un limite. Anzi, potrebbe essere davvero la buona occasione per i nostri ragazzi di affrontare un’esperienza multidisciplinare: ebraismo, lingua straniera e informatica in quattro minuti di intrattenimento intelligente.
Rossella Tercatin