privacy/Huntington

Le regole sempre più complicate sul diritto alla privacy che invadono la nostra quotidianità non sono una novità nel diritto ebraico, dove sono presenti da secoli e sono molto severe. Nella serie dei rigorosi divieti imposti con la grave pena del cherem (interdetto) da Rabbenu Gershom Meor haGolà (960-1028) c’è quello di “leggere una lettera mandata da una persona a un’altra, a meno che il destinatario non l’abbia buttata via”. Nell’opinione dei Maestri contemporanei in questo ambito non c’è differenza tra una lettera scritta, un fax, una mail o un sms. Per questo motivo – e per tutte le altre regole che proibiscono la divulgazione di notizie private su altre persone, a tutela della loro dignità o della loro sicurezza – bisogna stare molto attenti non solo a non leggere la corrispondenza altrui, in qualsiasi forma sia stata scritta, ma anche a non “inoltrare” ad altri o divulgare su blog o fogli analoghi le corrispondenze private, a meno che non vi sia un esplicito permesso del mittente.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

La recente scomparsa del politologo di Harvard, Samuel Huntington, ha riacceso il dibattito sulla sua teoria della guerra delle civiltà, al centro della quale si troverebbe oggi lo scontro fra l’Islam e l’Occidente. Huntington è stato accusato di eccessivo schematismo e conservatorismo, e in realtà ha commesso un errore. Lo scontro di civiltà non è effettivamente fra un blocco culturale e geopolitico occidentale e uno islamico, ma passa all’interno di ciascuna di queste due grandi matrici. Da un lato, occidentali o islamici, i fautori di una società civile, di un sistema democratico, del pluralismo culturale, o in mancanza di meglio, della tolleranza; dall’altro, occidentali o islamici, i fautori dell’intolleranza religiosa, della soppressione del dibattito, della negazione dell’altro, del terrorismo. Da un lato, occidentali e islamici, i fautori dell’incendio di bandiere, dei missili sulle case dei civili, degli attentati suicidi negli autobus urbani, delle autobombe davanti alle moschee di Baghdad, delle stragi di Mumbai, di Madrid, di Londra, dell’11 settembre, di Piazza Fontana, di Brescia, dell’Italicus, della Stazione di Bologna, della Rue de Copernic, dell’Achille Lauro, di Stefano Taché, di Carlo Casalegno, dell’amputazione della mano, e della ripristinata crocifissione. Dall’altro lato, occidentali e islamici, gli altri.

Sergio Della Pergola, demografo Università Ebraica di Gerusalemme