I lontani e i vicini siamo noi
In un momento storico in cui i numeri ci dicono che stiamo progressivamente diminuendo, siamo costretti a cercare di capire chi sono, ma soprattutto dove sono i “lontani” e così facendo ci poniamo automaticamente nella condizione di “vicini”.
In realtà penso che tutti noi siamo, con diverse gradazioni e con alcune eccezioni, un po’ tutti lontani e un po’ tutti vicini.
Quel sentimento e quella volontà che ci porta ad essere attivi, con diverse intensità di partecipazione e responsabilità, in istituzioni nazionali o comunitarie, nei Bet knesset, nelle associazioni culturali, sociali, sportive, nel volontariato, nei movimenti giovanili, nelle scuole, con gli anziani, nel sostegno ad Israele e ancora in iniziative non istituzionali o anche singolarmente, per affermare, ricercare, approfondire la nostra identità ebraica e il desiderio di condividerla cos’altro è se non la sensazione o la paura di essere lontani e il desiderio di essere più vicini, ciascuno a modo suo, chi più religiosamente, chi più culturalmente, chi tutti e due?
Si può diventare lontani, pur essendo stati sempre vicini, semplicemente perché si va a vivere in una città dove non c’è una Comunità oppure è così piccola da non poter fornire i servizi essenziali. Si può diventare lontani perché negli anni che vanno dall’università alla famiglia ci sono meno occasioni di aggregazione.
Allo stesso modo però si può essere lontani perché non conosciamo cosa ci può dare una comunità, oppure non ci da quello che noi riteniamo ci dovrebbe offrire. Si può essere lontani per questioni economiche e non ci sentiamo di chiedere aiuto.
Si può essere lontani nelle statistiche, ma vicini e attivi religiosamente, culturalmente e socialmente.
Sono convinto che nell’arco della loro vita moltissimi ebrei abbiano sperimentato, chi più chi meno, chi prima chi poi, sia la condizione della lontananza che quella della vicinanza.
Riccardo Hofmann, consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane