memoria/vergogna
Per essere educativa una memoria deve svolgersi al presente e non come una parentesi o un’emozione istantanea dissociata dalla vita quotidiana. Per noi ebrei ricordare ed agire devono sempre andare di pari passo. Costituisce infatti un dovere ricordare e narrare l’uscita dall’Egitto la notte di Pesach e noi mettiamo in pratica questo dettame biblico attraverso la lettura della Haggadà e il precetto quotidiano dei Tefillìn (i filatteri). “E sarà per te come segno sul tuo braccio e come ricordo tra i tuoi occhi… giacché con mano forte ti ha fatto uscire il Signore dall’Egitto” (Esodo,13; 9). Questo passo della Torà che abbiamo letto lo scorso Shabbat collega in maniera fortissima l’uscita dall’Egitto con il precetto dei Tefillìn. L’uscita dall’Egitto in questo modo non è solo un ricordo del passato, ma è un segno di speranza per il futuro. I Tefillìn della testa e del braccio rappresentano poi lo studio (testa) e l’azione (braccio). La sfida di ogni ebreo è proprio quella di ricomporre questi due elementi, di legare assieme il ricordo del passato con la speranza del futuro, le emozioni e l’intelletto. Dunque l’esperienza dell’uscita dall’Egitto si traduce nel quotidiano precetto dei Tefillin. Il racconto dell’Esodo ai figli non possono bastare una volta l’anno: e’ necessario un ricordo perpetuo. E’ come nel caso di un genitore che una volta l’anno racconta una storia al figlio e poi la mantiene viva nel corso dell’anno attraverso accenni. Solo al compimento di un anno la racconterà di nuovo. Allo stesso modo facciamo con il Seder di Pesach e i Tefillin. Il Seder viene una volta l’anno ed i Tefillìn si mettono tutti i giorni. Per noi ebrei ogni giorno è un Giorno della Memoria.
Roberto Della Rocca, rabbino
Ma la cosa più assurda, in questa tragedia dell’assurdo… che pare l’orrendo avverarsi del presagio sibilato a Primo Levi da un SS, “se anche sopravviverai e tornerai, racconterai e nessuno ti crederà”, la cosa più assurda e bieca e forse persino coerente nella sua assurdità, è che il prete Abramvattelapesca, con il nome che porta ci sarebbe finito pure lui, sotto il gas per la disinfestazione. Battute nefaste a parte, è proprio una vergogna.
Elena Loewenthal, scrittrice