educazione/sport
Nel momento del Matàn Torà Dio scende sul monte Sinai. Questa discesa di Dio sulla terra pone una serie di problemi teologico-filosofici che non affronteremo, ma ha un aspetto educativo stranamente importante. Per poter educare qualcuno è necessario scendere verso di lui, non lo si può fare dall’alto. Il versetto biblico paragona il rapporto con gli altri a un uomo che si specchia nell’acqua. Devo riuscire a vedere l’altro come un’immagine di me stesso. Un grande maestro del chassidismo, Rabbi S. Bunem si chiede perché il testo usi la metafora dell’acqua e non semplicemente quella dello specchio. Risponde che per specchiarsi normalmente si sta in piedi mentre per vedere il proprio volto riflesso nell’acqua è necessario piegarsi.
Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano
Il mondo dello sport offre spesso metafore utili a farci comprendere fenomeni più complessi. Un famoso incontro di ping-pong segnò anni fa l’inizio del disgelo nei rapporti fra gli Stati Uniti e la Cina. Ora invece è il tennis a darci un esempio di gelo. Dubai – un piccolo e ambizioso emirato emergente nella Penisola arabica, noto in passato con il nome di Costa dei Pirati – impedisce l’accesso a un suo torneo alla tennista israeliana Shahar Pe’er, n. 44 nel mondo, come ritorsione alla recente operazione militare a Gaza. Potremmo ignorare la competizione tutto sommato secondaria alla quale l’atleta ventiduenne si era iscritta pur essendo alquanto fuori forma. Pensiamo invece al ruolo di Dubai nell’attuale grande crisi finanziaria negli Stati Uniti e il mondo. Dubai è stato fra i Paesi che con la loro liquidità monetaria accumulata estraendo altri liquidi energetici hanno contribuito a salvare alcune delle maggiori banche e attività industriali americane. In Europa, neanche tanto in sordina, avviene quotidianamente lo stesso. Gli investimenti di capitale vengono normalmente compensati con la presenza nei consigli di amministrazione. Da qui, alla proprietà di molti organi di informazione stampata e elettronica e alla determinazione significativa dei loro contenuti. Da cui una notevole influenza sull’orientamento dell’opinione pubblica, sulla vita sociale, culturale e politica. L’esclusione di Shahar Pe’er e la strategia del ping-pong alla rovescia che infrange, e non per la prima volta da parte di un paese islamico, la non contaminazione dello sport con la politica, è un ulteriore piccolo pedaggio che la società civile occidentale è chiamata a pagare, indirettamente, all’Islam politico. Ma forse qualcuno vorrà protestare in nome dei valori dello sport che l’Occidente dice di amare. Chi scaglierà la prima pietra?
Sergio Della Pergola, demografo, Università Ebraica di Gerusalemme