memoria/paure

Con tutti i giorni della memoria in circolazione si rischia di dimenticare, paradossalmente, proprio i giorni della memoria istituzionali. Questo sabato è uno di questi. E’ lo shabbat zakhòr, in cui abbiamo l’obbligo di recarci in Sinagoga ad ascoltare il brano della Torà che ci comanda zakhòr “ricorda cosa ti ha fatto Amalek”. Lo facciamo ogni anno alla viglia di Purim. Amalek, che si era scomodato da terre lontane attraversando il deserto per attaccare il popolo d’Israele uscito dall’Egitto, affrontando disagi e guerre solo per il gusto di colpire Israele, è il prototipo del nostro nemico storico, quello che a Purim ricompare nei panni di Haman (discendente di Amalek) e viene sconfitto. Dunque sabato della memoria, con tutto ciò che comporta. Della memoria, ma non del lutto. Il problema di sempre, che solo in apparenza è semplice, è quello di capire chi sia Amalek oggi. Facile identificarlo con il dittatore di turno. Meno facile, anzi molto rischioso, identificare l’Amalek che è “in mezzo a noi”, e che non è solo la macchietta patetica dell’ebreo che odia stesso. Amalek, spiegano i Maestri, è in mezzo a noi nel senso che è dentro a ognuno di noi. E’ la pulsione di autodistruzione che accompagna ogni persona e che ogni persona riesce o meno a controllare.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

E’ curioso come l’essere umano sia impaurito dall’ignoto della morte più che dall’ignoto della nascita.

Vittorio Dan Segre, pensionato