digiuno/libertà

Oggi 13 di Adar, vigilia di Purim, è il digiuno di Ester. In base a cosa fu istituito? Nel racconto biblico Ester chiede che tutta la comunità digiuni per lei per tre giorni, in preparazione al suo incontro con il re Assuero. Sono tre giorni di digiuno e il periodo dell’anno è quello di Nissan, a Pesach, non Adar. Il 13 di Adar è invece il giorno prescelto da Haman per la strage degli ebrei. Il rotolo di Ester spiega che una legge imperiale, una volta emessa, non poteva essere abrogata, ma poteva essere adottata una contromisura. Per cui se la legge che prescriveva di sterminare gli ebrei non poteva essere abrogata, se ne fece un’altra che consentì loro di difendersi. Il 13 di Adar si trasformò così da giorno dello sterminio programmato in un giorno di battaglia in cui i nemici degli ebrei ebbero la peggio. Se oggi si digiuna è quindi in qualche modo in ricordo del digiuno di Ester ma anche e soprattutto in ricordo di un giorno cruento. Ne deriva l’insegnamento per cui le feste ebraiche non si fanno per i giorni di guerra, Purim è il giorno dopo, quello in cui “gli ebrei ebbero tregua dai loro nemici”.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Con grande lucidità, Ian Buruma pone sul Corriere di ieri un quesito importante: dove arrivano i limiti della libertà di opinione? dov’è che la libertà di dire ciò che si vuole diventa istigazione all’odio, e come proteggersene? Buruma sottolinea la difficoltà di trarre una linea di confine netta, e preferirebbe, in sostanza, evitare di colpire anche le opinioni più odiose, come quella di Williamson, con provvedimenti coercitivi. L’ho sostenuto anch’io, in passato, e ancora penso che non bisogna trasformare gli imbecilli in martiri del libero pensiero. Ma confesso di avere ormai delle esitazioni, le stesse che ritrovo nell’articolo di Buruma ma a cui lo studioso non dà risposta. Perché quando gli imbecilli sono insegnanti, muniti dell’autorità del loro ruolo, le cose cambiano. Così quando sono vescovi, e non di una setta screditata, ma muniti del sigillo della Chiesa di Roma. Sono d’accordo, i rigori della legge non risolvono il problema. Ma forse possiamo cominciare a pensarlo non in termini di giustizia, è giusto o ingiusto colpire delle opinioni?, ma di utilità: cosa è più efficace per evitare che imbecilli di tal fatta combinino troppi guai, istighino alla violenza e alla sopraffazione, e via discorrendo verso non so quali disastrose mete nemmeno troppo lontane? Davvero, io non ho risposte, solo domande.

Anna Foa, storica