Ferrara festeggia i vent’anni di magistero del suo rabbino Luciano Meir Caro

Tante persone in rappresentanza di dodici comunità. Un grande evento, fortemente desiderato, partecipato, allegro e frizzante. A Ferrara domenica mattina le vetrate della sinagoga lasciavano entrare il primo caldo sole primaverile, il presidente Michele Sacerdoti, sorridente, accoglieva famiglie, bambini in carrozzina, signore eleganti giovani e meno giovani tutti desiderosi di festeggiare vent’anni di impegno nella comunità estense del Rabbino Luciano Meir Caro da Torino. Lui emozionato è entrato accompagnato dal Baruch ha bà intonato dai suoi colleghi rabbanim di Venezia, Bologna e Padova.
Due ore fitte fitte ad ascoltare parole di Torah e semplici racconti di chi con il Rabbino Caro ha condiviso gioie e dolori, bar mitzwà, chuppà, tante vite vissute intorno all’Aron di Torino prima, Trieste poi e Ferrara ora. Un ebraismo italiano dal sapore antico che ritrova la gioia di stare insieme, di parlare di matrimoni e nascite, di orecchie di Amman e pulizie di Pesach, piccoli numeri ma infinite Toledoth, le nostre generazioni presenti, passate e future.
Citando Rabbi Shimon nei Piqué Avoth, le Massime dei padri che vengono lette nel periodo dell’Omer che intercorre tra Pesach e Shavuoth, la vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Claudia De Benedetti ha ricordato: “Ci sono tre corone: la corona della Torah, la corona del sacerdozio, la corona del regno; ma su tutte eccelle la corona del buon nome”. Ecco: citando una frase di sapore antico ho la certezza che il lavoro di fede e d’amore compiuto da Rav Luciano Caro, mio maestro fin dall’infanzia, può essere ascritto all’ultima importante corona che sovrasta i Rotoli della Torah.

Segue il testo integrale del saluto del Rav Caro alla sua Comunità. A lui, in questo momento così significativo della sua carriera di rabbino, un saluto affettuoso da tutta la redazione.

“In questa circostanza non posso fare a meno di pronunciare la benedizione di “ Sheecheianu” : pertanto ringrazio l’Eterno che mi ha voluto in vita e mi ha fatto giungere a questo giorno. Sono molto emozionato e commosso per la partecipazione di così tante persone che in questa occasione mi fanno sentire ondate di calore, di affetto e di stima.
Mi sovviene la frase biblica pronunciata da Jaakov che ebbe a soggiungere “Da vent’anni sono qui”. Questi parlava in un contesto diverso, ma anch’io percepisco, come disse il Patriarca che “il Dio di Abramo e di Isacco è stato con me”.
Ringrazio il Consiglio della Comunità e il suo presidente che la guida con grande senso di responsabilità e di equilibrio. Un particolare ringraziamento alla cara Eileelv, vice presidente, che ha pensato e fortemente voluto questa iniziativa profondendovi impegno ed entusiasmo.
Sono molto grato alla carissima Claudia De Benedetti vice presidente UCEI per la sua presenza e per le sue parole così affettuose nei miei riguardi, ulteriore dimostrazione dei sentimenti di amicizia che percepiamo reciprocamente così com’è stato e com’è nei confronti della sua famiglia.
Un grazie anche all’amico Avv. Marcello Sacerdoti per la sua amicizia e alle Signore dell’Adei che da giorni sono impegnate nell’organizzazione di questa giornata.
Debbo anche esprimere gratitudine alla Signora Bighinati di Telestense per la sua professionalità e per l’ amicizia da sempre dimostrata per la Comunità e per la mia persona.
Un grazie affettuoso al giovane Alex Gizuntermann per la sua devozione nei miei riguardi e per le molteplici forme di collaborazione prestata anche in questa occasione.
Sono grato a quanti, provenienti da varie città, mi attestano con la loro graditissima presenza, stima e considerazione.
Sento anche di dover inviare un caldo affettuoso augurio di pronta guarigione alla signora Tina Ottolenghi per molti anni Presidente della nostra Comunità.
Ricordo con commozione i miei Genitori scomparsi e i miei Maestri nonché i Rabbini che mi hanno preceduto nella carica, con particolare affetto per Rav Simone Sacerdoti e tutti coloro che sono scomparsi negli anni della mia permanenza a Ferrara.
Ho iniziato ufficialmente la mia attività ebraica all’età di dodici anni allorché il mio venerato Maestro, Rav Dario Disegni, mi spinse in Tevà nel Bet Hakeneset di Torino per esercitare per la prima volta le Zemirot! Ero un adolescente un po’ imbranato, coi calzoni corti e fu necessario farmi salire su uno sgabello perché non arrivavo alla Tevè!
Questi vent’anni sono trascorsi velocemente ed è questo forse il momento di tracciare un rapido bilancio. Ritengo, assieme a mia moglie, di aver dato molto a questa Comunità, ma anche di avere molto ricevuto. Ho qui avuto modo di conoscere una realtà caratteristica come quella di Ferrara. Ho pertanto imparato molte cose. Ho preso parte a tutte le vicende del nostro nucleo ebraico, a quelle liete e a quelle tristi sempre con grande partecipazione affettiva. Ho pertanto il convincimento di avere adempiuto ai miei doveri, anche se certamente ho compiuto degli errori peraltro sempre involontari. Non sono mancati anche i momenti difficili, le delusioni e le incomprensioni, ma questo è certamente un fatto fisiologico per chi vive in una realtà complessa e variegata.
Ritengo di aver saputo intrattenere rapporti cordiali con le varie istituzioni della città di Ferrara e di altre città vicine e lontane sempre prefiggendomi lo scopo di presentare l’Ebraismo nella giusta luce e di dare lustro alla Comunità ebraica.
Sono anche molto soddisfatto dei rapporti intrattenuti dalla nostra Comunità con gli studenti israeliani qui presenti rapporti improntati a stima e collaborazione.
Và rilevato che l’attuale situazione delle nostre Comunità e in particolare delle piccole Comunità presenta luci e ombre. Si percepisce in molti il desiderio di recuperare il nostro eccezionale patrimonio culturale e spirituale; ma vi sono anche vistosi fenomeni di assenteismo, vi sono notevoli problemi di carattere demografico e, troppo spesso, una sterile conflittualità interna; tutto ciò mentre riaffiorano manifestazioni di antisemitismo talvolta camuffato, talvolta esplicito.
Questa situazione richiede grande attenzione soprattutto da parte di chi ha la responsabilità di gestire le Comunità, ma anche da parte di tutti.
E’ necessario ripensare a qual è il nostro ruolo per affrontare le sfide del futuro, partendo dalla constatazione che forse abbiamo investito troppo sulla celebrazione del passato e poco sul futuro.
Occorre maggior coinvolgimento all’interno delle Comunità e dar vita a progetti che prevedano programmi di attività comuni tra nuclei ebraici vicini.
I problemi non mancano, ma li dobbiamo affrontare con coraggio e determinazione tenendo conto del fatto che ne abbiamo superato ben di peggiori.
Se lo vogliamo veramente possiamo portare il nostro contributo per dare piena attuazione all’espressione: “am Israel chai” “Il popolo d’Israele è vivo e vitale”.
Ancora un grosso grazie a tutti e l’auspicio che si realizzi presto la promessa “ HaShel oz leanamò iten, HaShem ieverech et ammò bashalom”.
“ L’Eterno dia forza al Suo popolo, l’Eterno benedica il Suo popolo con la pace”.

Luciano Meir Caro – 12 Adar 5769 / 8 marzo 2009