azione/Shalit

La ricorrenza di Purim che festeggiamo oggi trova la sua origine negli avvenimenti narrati nel libro biblico di Ester. Nel racconto ci viene presentato un campionario variegato di forze che interagiscono: il bene, il male, i nemici, gli amici, e i neutrali. In ogni situazione assistiamo al gioco di queste forze, dalle relazioni private fino a quelle politiche internazionali, e anche in ragione di ciò Purim appartiene a tutti i tempi. Tutti i protagonisti di questa vicenda sono doppi e ambivalenti soprattutto nel caso del re Assuero. Assuero è il paradigma della passività e della neutralità; vuole rimanere estraneo, neutrale a questo conflitto. E’ un po’ il gioco del potere, fondamentalmente amorfo, che si autoalimenta sui conflitti altrui non sporcandosi mai le mani. Firma il decreto, poi fa marcia indietro… è sballottato tra le forze del bene e del male. Non agisce ma reagisce e basta. Talvolta si fa il male perché si viene spinti a farlo fintanto che arrivano “minoranze che agiscono”. Ester che all’inizio si rifiuta di agire passa poi all’azione cambiando il corso della storia facendo pendere questa neutralità dalla parte del bene. Il passaggio chiave in questa paradigmatica storia è nella tentazione di Ester di restare neutrale, di cedere al gioco del potere, finché Mordekhai, il suo mentore, le dice: “ se tu taci in questa circostanza …tu e la casa di tuo padre perirete…”. L’alternativa all’azione è l’estinzione, se non agiamo la nostra vita diviene insignificante. La sindrome di Ester prima maniera, è la tentazione d’essere come gli altri, nell’ottica della normalizzazione del destino ebraico. Ester non era affatto convinta di doversi distinguere, stava bene a palazzo, tranquilla nell’assoluta neutralità. Le sorti si capovolgono solo quando accetta la sfida di rischiare, di mettersi in gioco accettando e valorizzando la propria diversità. Capisce che il suo destino personale è indissolubilmente legato a quello del suo popolo.

Roberto Della Rocca, rabbino

Speravo che lo liberassero. Che nel fastello di annunci, ipotesi, trattative più o meno in corso, prima o poi Gilad Shalit tornasse. Invece – almeno sino ad oggi – nessuna notizia, se non qualche voce che chissà se serve soltanto per fuorviare, deviare l’attenzione e le speranze. Per me è una questione umana, prima ancora che politica.

Elena Loewenthal, scrittrice