Pesach/indagine

A quasi un mese da Pesach iniziano i preparativi per questo grande evento di memoria collettiva annuale, che celebra la nostra condizione. Sono preparativi tecnici (pulizia della casa, acquisto di cibi e utensili ecc.) e spirituali (studio delle regole ecc.). Il primo adempimento, che si realizzerà questo sabato, è il più strano, la lettura del brano biblico che parla della “vacca rossa”. Per questo motivo chiamiamo questo sabato Shabbat Parà, il “Sabato della vacca”. Per consumare il sacrifico di Pesach a Gerusalemme ed entrare come pellegrini nel Santuario bisognava essere puri, e la purificazione, per chi era diventato impuro a contatto con un cadavere, richiedeva l’aspersione con dell’acqua in cui erano sciolte le ceneri di una vacca dal pelo tutto rosso. E’ una regola assolutamente incomprensibile in termini razionali, forse la più incomprensibile della Torà e di questo i Maestri ne erano perfettamente consapevoli. Oggi, mancando il Santuario e tutti i riti ad esso collegati, non abbiamo la possibilità e la necessità di queste procedure. Ma ne dobbiamo conservare il ricordo, che serve anche a farci pensare alla componente sacra, rivelata, non necessariamente razionale che è parte essenziale della nostra tradizione.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Una nuova indagine pubblicata in questi giorni in Israele sulla fiducia di cui godono le maggiori istituzioni pubbliche preposte al rispetto della legge rivela i sintomi di una preoccupante erosione che accomuna i settori ebraici e arabi del paese. La Corte Suprema, che è stata sempre l’ente di maggiore prestigio nella democrazia israeliana, è ancora l’istituzione che gode del maggiore rispetto nella popolazione ebraica, ma la percentuale di fiducia cala dall’80% nel 2000 al 53% nel 2009. Se la flessione è notevole, la Corte Suprema si difende tuttavia meglio rispetto al sistema giudiziario in generale che gode oggi di un indice di fiducia del 37%, rispetto al 61% nel 2000. La fiducia nella polizia scende poi al 19% nel 2009, contro il 32% nel 2000. Un risultato sorprendente della stessa indagine riguarda la popolazione araba israeliana, il cui atteggiamento rispetto alle istituzioni dello Stato d’Israele era in passato più critico rispetto alla popolazione ebraica. Anche in questo settore è in corso un’erosione della fiducia nei confronti dei maggiori centri della legalità, ma oggi la fiducia è relativamente maggiore rispetto agli ebrei. L’indice di approvazione nel 2009 è del 57% per la Corte Suprema, del 36% nei confronti dei tribunali in generale, e del 23% nei confronti della polizia. Una spiegazione di questi dati, in generale non molto lusinghieri, va cercata nelle lungaggini procedurali in tribunale e nell’alta percentuale di reati che rimangono impuniti – mali comuni ad altre democrazie. Ma per lo meno l’opinione pubblica dice con chiarezza che in Israele questi problemi non sono inquinati da discriminazione su base etnica o religiosa.

Sergio Della Pergola, demografo Università Ebraica di Gerusalemme