La Guerra di Spagna e i combattenti ebrei
Il 31 marzo di sessanta anni fa finiva la Guerra civile spagnola, tre giorni dopo l’ingresso di Franco a Madrid.
L’anniversario è l’occasione per rammentare il ruolo giocato dai combattenti ebrei soprattutto sul fronte repubblicano ma anche, in misura molto minore, nelle milizie a sostegno di Franco.
L’apporto ebraico alle brigate internazionali fu rilevantissimo: oltre 7 mila furono i volontari ebrei su un totale di circa 35 mila ed ebrei furono anche due dei più famosi corrispondenti di guerra: Robert Capa e la sua compagna Gerda Taro, morta nel corso del conflitto.
Lapidi commemorative in loro omaggio sono presenti sia nel mausoleo barcellonese di Fossar de la Pedrera, dove Francisco Franco fece inumare in una grande fossa comune i cadaveri di moltissimi combattenti repubblicani, sia nel cimitero madrileno di Fuercarral.
Anche dalla parte opposta non mancarono i combattenti ebrei, come l’ufficiale di stato maggiore Giorgio Morpurgo, morto il 23 dicembre 1938 nel corso di un attacco suicida effettuato immediatamente dopo aver appreso che, in base al regio decreto-legge 22 dicembre 1938, n. 2111, sarebbe stato espulso dall’esercito.
Molti dei reduci della Guerra di Spagna vissero poi la tragica esperienza dei campi di sterminio nazisti; Carlo Rosselli trovò la morte con il fratello Nello per mano di sicari fascisti.
La Guerra di Spagna rappresentò per molti il terreno di scontro con i nazi-fascisti, l’occasione di levare le armi anche contro chi – in Italia ed in Germania – conculcava le libertà di tutti e perseguitava gli ebrei. E’ forse per questo che tanti ebrei accorsero in Spagna, anche nella speranza esternata da Carlo Rosselli e fatta propria – come motto – da tutti gli antifascisti italiani: “Oggi qui, domani in Italia”. Un domani che tragicamente tardò ad arrivare.
Valerio Di Porto, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane