La libertà di sognare, un rifugio contro i tiranni
Marco è, nonostante il nome italiano, un bambino sudanese di undici anni sfuggito alle stragi del Darfur e giunto in Israele, dopo una terribile peripezia nel deserto, insieme alla madre.
L’ultimo tratto, sino al confine egiziano, pare che i due l’abbiano fatto nascosti in un camion, coperti da uno strato di sabbia: una televisione israeliana ha intervistato l’altra sera il bambino che ora studia anche l’ebraico e, cosa che ha commosso molti telespettatori, ha dichiarato che il suo sogno è di tornare in Africa e fondare una scuola. Intanto a Doha il “boia del Sudan”, ovvero il Presidente Bashir, riceve la calorosa solidarietà dei paesi arabi e si apprende che potrebbero essere decine e decine le vittime dell’ultima partenza di disperati, pare alla volta di Lampedusa, avvenuta dalla Libia dell’ex dittatore Gheddafi, ormai divenuto anche per noi, “real politik oblige”, amico, statista ed anche premier (alla faccia della nobiltà democratica del termine).
Consoliamoci, il mondo non è strano solo quando si parla di Israele.
Gadi Polacco, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane