Qui Milano – L’impegno per i giovani e la svolta nell’operazione Casa di riposo

L’estate porterà con sé una bella boccata d’ossigeno per la Comunità Ebraica di Milano. Entro fine luglio si concluderà infatti la vendita dello stabile di via Leone XIII che un tempo accoglieva la casa di riposo. Un’operazione del valore di quasi 18 milioni di euro che consentirà il rilancio di alcune importanti iniziative, con particolare attenzione ai più giovani.
La cessione dell’immobile, per cui a metà aprile si firmerà il contratto preliminare, rappresenta una tappa di rilievo per la gestione comunitaria. “Questa vendita – spiega infatti il presidente Leone Soued (nell’immagine) – ci restituisce una certa serenità perché ripiana in parte la nostra esposizione bancaria permettendoci dunque di dedicare il prossimo anno di lavoro a proposte rivolte ai giovani”.
La decisione di dismettere l’edificio, sette piani nella centrale zona Fiera (nell’immagine a sinistra), era stata assunta alcuni anni fa in vista dell’apertura della nuova e modernissima casa di riposo in via Arzaga 1 (nell’immagine a destra). Quota parte del ricavato era infatti destinata alla realizzazione della nuova struttura, intitolata ai coniugi De Picciotto e inaugurata nel maggio del 2008, che aveva visto anche un sostanzioso apporto di donazioni private. In una congiuntura economica ben poco favorevole la vendita si è però rivelata più lunga e difficile di quanto previsto. Ma la felice conclusione dell’operazione immobiliare non risolve la complessa situazione economica della Comunità ebraica milanese che, come le altre consorelle, vive la difficoltà di essere un’azienda molto particolare: “destinata a produrre deficit, non può fare altro”, dice Soued.
I numeri della realtà ebraica milanese sono importanti: circa 7 mila iscritti (ma gli ebrei dell’area milanese sono almeno 3 mila in più) per 169 dipendenti e un centinaio di collaboratori. “Il nostro mandato – spiega però Leone Soued – è quello di produrre servizi: la scuola, i servizi sociali, l’assistenza agli anziani, la cultura. E tutti questi servizi sono offerti a un prezzo sensibilmente inferiore al suo reale costo così da sostenere i più fragili e incentivare il coinvolgimento dei più giovani”. S’inscrive ad esempio in questa politica la recente decisione di tagliare di quasi un quarto la retta scolastica per la prima elementare nell’anno scolastica 2009-10 e sempre a questa sensibilità s’ispira la costituzione di un Fondo sociale a supporto di chi non ce la fa. Tutti obiettivi che poco si conciliano con l’imperativo economico. Ma costruiscono quel tessuto di vita, tradizione e cultura ebraiche che rappresentano il vero essenziale valore di ogni Comunità.

Daniela Gross