Mendelssohn e la portata universale del Seder
Moses Mendelssohn, il grande filosofo tedesco che nel Settecento ha dato voce al rinnovamento dell’ebraismo moderno, ha visto nel Seder di Pesach un modello rituale e simbolico di portata universale. Tutti i riti ebraici – sostiene Mendelssohn – sono connessi con l’esodo.
Per questo si richiama a Nachmanide che nel suo commento alla Torah spiega che questo nesso non è casuale: il miracolo della liberazione è la prova manifesta dell’esistenza, dell’onnipotenza e della giustizia di Dio. Ma spetta a Israele rammentare e rinnovellare con segni (ottijot) il miracolo della liberazione. Proprio durante le apparenti assenze di Dio Israele può e deve rinviare, con le sue “testimonianze” (edot) rituali, a un ordinamento del mondo altro e migliore dove non sono i Faraoni ad avere l’ultima parola.
Queste testimonianze insegnano a vedere l’oltre nella vita del singolo e della comunità, e cioè quel nascosto e incessante operare della Torah. Perciò l’esodo è il fondamento stesso della religione ebraica. Non si tratta infatti della celebrazione di una identità particolaristica, ma dell’affermazione dell’ebraismo come religione universale che nel segno dell’esodo promette la redenzione dell’umanità.
Donatella Di Cesare