terremoto/discriminazione

Ormai sappiamo tutti che tra due giorni, nelle prime ore del mattino, si reciterà una benedizione speciale per ricordare la creazione del sole. E’ un semplice rito, che si compie una volta ogni 28 anni. La formula che verrà recitata è “benedetto sia Colui che fece l’opera della creazione”. Ma questa benedizione non si recita solo in questa ben rara circostanza. E’ prescritta in occasione di altri fenomeni naturali: il passaggio di comete, lampi, tuoni, venti eccezionali, e guarda caso, terremoti (Shulchan Arukh Orach Chaym 227). Questa notte, come abitanti dell’Italia centrale svegliati dal terremoto abruzzese, se ne avessimo avuto la presenza di spirito avremmo dovuto recitarla, anticipando di due giorni l’altra benedizione “ufficiale”. L’idea che sta dietro a queste prescrizioni è che i fenomeni naturali siano espressione della creazione divina che continua (altri benedicono con la formula “benedetto sia Colui della cui forza e potenza è pieno il mondo”). Insieme a questo, un ridimensionamento del ruolo umano, che ad esempio, ancora oggi, non è neppure in grado di fare previsioni. C’è una cosa in cui però l’uomo può essere grande in queste occasioni, ed è nella solidarietà.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

La ragazza di diciassette anni frustata pubblicamente in Pakistan perché in compagnia di un uomo che non era suo marito è solo l’ennesimo caso, particolarmente violento, di una discriminazione e di una subordinazione che nei paesi islamici colpisce le donne, tutte le donne in quanto tali. Intanto, in maniera meno cruenta ma altrettanto forte simbolicamente, i giornali ultaortodossi israeliani cancellano dalle foto ufficiali del governo le immagini delle due ministre. Per gli ebrei ultraortodossi, fare il ministro è cosa contraria alla decenza e alla modestia delle donne. Per fortuna, gli ultraortodossi non hanno il potere di fare di più. Solo nel mondo occidentale le donne godono di parità di diritti con gli uomini, ed anche questa parità è in fondo assai recente. Potrebbe anche non durare un altro secolo, potremmo essere ributtati indietro, in un mondo dove comandano gli uomini e le donne non possono nemmeno andare a scuola. Pensiamoci, non smettiamo di pensarci, di appoggiare le donne obbbligate a portare il velo, a rinunciare allo studio, ed anche ad essere cancellate dalle fotografie, cosa che ci sembra talmente ridicola da non farci nemmeno indignare: folklore! Certo, ad essere cancellata è un’immagine, ma quest’immagine rappresenta una persona, viva, che pensa, che lavora, che esiste come persona. Cancellarla dalla foto vuol dire volerla cancellare dalla realtà.

Anna Foa, storica