Pesach/terremoto
In ogni angolo di Israele si tocca con mano la fervida preparazione alla festa di Pesach. Alle consuete emozioni forti che solo questa terra è capace di trasmettere, questa volta la sollecitazione più forte mi viene dalla spesa di Pesach fatta stanotte al supermercato sotto casa. E’ vero che come dicevano i nostri vecchi, con una mirabile omofonia, Pesach pesa! Ma questa volta il peso non e’ stato quello oneroso e ingiusto delle tasche ma solo quello delle buste e dei pacchi contenenti i piu’ svariati generi alimentari prodotti per lo più, e a nostra insaputa, nella nostra bella Italia. Una delle dimensioni della libertà, di cui sia Pesach che l’organizzazione autoreggente del popolo ebraico nella sua terra sono paradigmi, deve includere anche una kasherut che costituisca una reale dimensione dell’etica e del sociale e non soltanto del consumo e del commercio alimentare che percepiamo sempre piu’ come speculazione a cui ci siamo supinamente assuefatti.
Roberto Della Rocca, rabbino
Naturalmente, auguro un buon Pesach a tutti, con tutto il cuore. Con una piccola riflessione a margine. Il segreto e la bellezza di questa festa stanno anche in questa sua complessità: festa “sociale” della liberazione, memoria storica in cui ritrovarsi anima e corpo, “come se noi stessi fossimo usciti dall’Egitto in questo giorno”. Ma anche celebrazione della natura che rinnova puntuale il suo corso segnato dalle stagioni. Tempo lineare e tempo circolare, insomma, s’incontrano in questa sera così diversa dalle altre. Ma quest’anno, il pensiero sulla natura – che a Pesach è amica, porta la vita – non può ignorare il suo volto oscuro. Come quello che in questi giorni ha fatto tremare la terra, sepolto vite, gettato paura e distruzione.
Elena Loewenthal, scrittrice