Haggada/Golan

Nella Haggadah che abbiamo letto le prime sere di Pesach compaiono quattro tipi di figli: il sapiente, il malvagio, il semplice e colui che non sa fare domande. E’ quest’ultimo il personaggio più strano: un ebreo che non sa fare domande? E in particolare durante il Seder, completamente basato su domande e risposte? Se però consideriamo i quattro figli come quattro età, dal più grande al più piccolo, l’ultimo è in realtà la chiave degli altri quattro: è lui, il piccolo, che deve essere “aperto” -come recita il testo- dal padre/madre per poter diventare, domandando, un giovane sapiente.

Benedetto Carucci Viterbi, rabbino

“L’occupazione” delle alture del Golan da parte di Israele costituisce uno dei principali ostacoli alla pace in Medio Oriente”. Queste sono le parole che il ministro degli esteri Franco Frattini ha sottolineato in una conferenza stampa a Damasco mercoledì scorso. Nelle ore successive la Farnesina più volte è ritornata su quelle parole, ripetendo come quella dichiarazione sia da leggere all’interno di una considerazione più vasta che tiene contro delle molte questioni presenti nell’area e comunque sulla base dei principi e parametri sostenuti dal Quartetto per giungere a una soluzione “due Popoli due Stati”. E tuttavia Franco Frattini non è tornato sulle sue dichiarazioni. Questo probabilmente aprirà un confronto, anche dentro la maggioranza di governo, sulle linee della politica italiana in Medio Oriente. Un confronto che è auspicabile non si riduca a uno scambio di frasi ma che abbia la sua sede naturale in Parlamento. La questione del Golan, infatti, non significa solo una questione di confini locali. Implica un doppio abbandono da parte della Siria: quello nei confronti di Hamas e quello nei confronti del Libano. Forse è cominciata una stagione di politica per il Medio Oriente e in essa l’Italia si candida a svolgere una sua parte. Per farla deve però dire apertamente a tutte e due le parti con chiarezza a cosa devono rinunciare. Altrimenti l’effetto è la ripetizione della retorica del “capro espiatorio”.

David Bidussa, storico sociale delle idee