percorso/messaggi

Domani settimo giorno di Pesach ricordiamo il miracoloso passaggio del Mar Rosso e l’inizio del percorso verso la Terra promessa. Nell’indicarci la strada di questo percorso la Torà ci dice paradossalmente che il Signore non ha voluto far fare agli ebrei la strada dei Filistei perché è “vicina”. La Torà vuole suggerirci che spesso nei percorsi identitari quando una strada si presenta troppo vicina e troppo breve è un buon motivo per non percorrerla. Quelle che a prima vista si presentano come scorciatoie possono trasformarsi col passare del tempo in percorsi impervi e tortuosi.

Roberto Della Rocca, rabbino

Nell’ultima settimana simboli e messaggi ebraici si sono sovrapposti a Washington a quelli di Barack Obama. Tutto è cominciato con la Benedizione del sole, che un gruppo di giovani ebrei è andato a recitare all’alba sulle gradinate del Lincoln Memorial, uno dei luoghi più cari all’attuale Presidente perché fu da lì che Martin Luther King pronunciò il discorso “I have a dream”. Poi è stato Obama a metterci del suo celebrando per la prima volta alla Casa Bianca un seder di Pesach durante il quale ha voluto approfondire, con tanto di Haggadà in mano, il passaggio degli ebrei “dalla schiavitù alla libertà” che colpì molto proprio il reverendo King. Da Harry Truman in poi ogni presidente americano del dopoguerra ha avuto un peculiare rapporto con il mondo ebraico, Obama sta costruendo il suo.

Maurizio Molinari, giornalista