digiuno/liberazione

Nell’antologia delle delizie antisemite c’è anche una spiegazione del divieto ebraico di mangiare il maiale. Perché gli ebrei non lo mangiano? Perché, spiegano gli antisemiti, gli ebrei sono i realtà dei maiali e quindi evitano di mangiare i loro simili. Delizie a parte, è un dato acquisito dall’antichità e condiviso in tante culture che non solo gli ebrei, ma tutti gli esseri umani hanno affinità con i maiali, almeno per quanto riguarda l’anatomia viscerale. E’ proprio per questo motivo che una regola antica, codificata nel principale codice di leggi ebraiche, lo Shulchan ‘Aruch (Orach Chaim 576:3), prescrive che bisogna digiunare, per implorare misericordia, quando una malattia contagiosa si diffonde tra i suini. In questi giorni la regola ha avuto purtroppo un conferma, con la diffusione dell’influenza suina agli uomini. Aspettiamo a digiunare, ma stiamo attenti.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Libertà o liberazione? Il discorso del premier ha innescato subito la discussione. Dobbiamo cambiar nome alla festa del 25 aprile e chiamarla festa della libertà, o lasciarle il suo nome, che richiama la liberazione dall’occupazione nazista, dai repubblichini di Salò, dalla guerra? Confesso che liberazione mi piace di più perché è un processo, una costruzione: io mi libero, non ero libero prima della liberazione; perché mi ricorda l’esodo dall’Egitto e il paradigma della liberazione dalla schiavitù; perché comunque non capisco in che modo, sostituendo libertà a liberazione, allargheremmo il discorso anche ai morti di Salò. Morti che, quali che fossero le loro motivazioni, non si battevano certo per la libertà, come non lo facevano i nazisti loro padroni. “Libertà”, mi fa venire in mente la Rivoluzione francese e l’immagine della Marianna, o gli anarchici libertari, o il sommo verso di Dante, “Libertà vo’ cercando ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”. Ma non il 25 aprile, dove si lottò per liberarsi di mali molto concreti e molto vicini, di schiavitù più dure ancora di quelle d’Egitto.

Anna Foa, storica