Yom ha Atzmaùt/Facebook

Questa sera e domani festeggeremo il 61° anniversario della fondazione dello Stato di Israele definito nelle nostre preghiere “l’inizio del germoglio della nostra redenzione”. Yom ha Atzmaùt è forse una delle ricorrenze in cui risulta più difficile distinguere il momento laico da quello religioso. Ciò che da altri popoli verrebbe vissuto soltanto come una festa nazionale, nel popolo ebraico ha assunto connotazioni e significati più complessi La distinzione netta tra i momenti laici e i momenti religiosi è una lettura della realtà estranea alla Tradizione ebraica per la quale non esiste una dicotomia tra il “hol”(laico) e il “kodesh”(sacro).
Il 5 di Yiàr di 61 anni fa, appena Ben Guriòn ebbe finito di leggere la dichiarazione d’Indipendenza, Rabbi Ha Cohen Maimon, uno dei firmatari della dichiarazione stessa, si alzò in piedi e pronunciò la benedizione di “Sheecheianu” che si dice per le cose e per gli avvenimenti nuovi, benedizione nella quale si ringrazia Dio per averci fatto vivere, e partecipare a una situazione che è per noi fonte di una gioia inaspettata. Si tratta in realtà, dal punto di vista della Tradizione, del riconoscimento della miracolosa sopravvivenza ebraica e la realizzazione di quello che era stato il sogno di decine di generazioni. Yom ha Atzmaùt ci ripropone quindi l’incessante dialettica che accompagna il destino del popolo ebraico dove la storia si incontra con lo spirito, l’immanente con il trascendente e il tempo delle lacrime con il tempo delle risa.

Roberto Della Rocca, rabbino

Il Jewish Week celebra in prima pagina l’avvento del Facebook Judaism. Si tratta del BBYO, che nella versione online diventa BBYO 2.0. Il vanto di questo socialnetwork è il numero dei membri: 26mila. Tutti giovani.

Maurizio Molinari, giornalista