Mohammed Muse, un bandito d’altri tempi
Confesso che desta una certa simpatia Mohammed Muse, definito il “capo dei pirati”, intervistato sulla vicenda del mancato arrembaggio della MSC Melody, la bella nave da crociera (tante volte ormeggiata nel porto di Livorno) difesa con successo dalla sicurezza israeliana che era a bordo e dal sangue freddo del comandante e del suo equipaggio. L’agenzia France Presse l’ha raggiunto telefonicamente, si apprende, nel suo rifugio di Ely, a circa 800 chilometri da Mogadiscio. Parla come l’allenatore, anzi “il mister”, di una squadra di calcio che perso un importante incontro non invoca la solita sfortuna, il terreno duro, il maltempo o altro ma, anzi, rende onore all’avversario più bravo, analizza tecnicamente lo scontro (è il caso di dirlo) e prende i suoi bravi appunti, stile Mourinho. E’ su tutti i giornali, o comunque su molti, con foto: è stato raggiunto evidentemente a un suo numero di telefono e pare che se ne conosca, forse più o meno, anche la residenza. Sembra quasi un Bandito d’altri tempi, con la B maiuscola : qualcuno potrebbe magari scambiarlo per un novello Robin Hood, ma non lo è. E’ un pirata, seppur in versione moderna, con tanto di vittime innocenti causate senza tanti scrupoli. E allora, com’è che c’è chi riesce a telefonargli a casa, ma non viene preso, e perché gli viene dedicato tanto spazio sui media? Misteri dei nostri tempi….
Gadi Polacco, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane