percorso/divorzio

Il Pirké Avòt si conclude con l’affermazione di Ben He He che dice che la ricompensa è in rapporto alla fatica. Questa affermazione è in contro-tendenza rispetto ai messaggi che riceviamo nel mondo in cui viviamo. Ciò che conta non è impegno e fatica ma i risultati raggiunti possibilmente senza fatica. Ben He He invece indica quello che è sempre stata la strada della Torà che è indicata in un altro passo di Avòt, cioè “studiare, insegnare, osservare e fare”. Ciò che è importante in questa strada non è tanto il risultato quanto il percorso. Il risultato non è fondamentale perché, per quanti sforzi facciamo, rimaniamo comunque a metà strada. L’efficacia del percorso invece è garantita da alcune migliaia di anni e di esperienza.

Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano

Enrico VIII si convinse che per divorziare da Caterina d’Aragona e dalla Chiesa cattolica avesse bisogno della legittimazione della Halachà, commissionò così un imponente Talmud Babilonese a una tipografia di Venezia e inviò le sue spie fra gli ebrei di Roma ottenendo preziose informazioni sulle complesse pratiche dell’yibbum e della halizà. Quel Talmud oggi è il fiore all’occhiello della collezione di libri antichi ebraici Valmadonna mentre i resoconti delle spie su cosa avveniva a Roma vengono discussi nelle derashot delle sinagoghe di Manhattan. Ma sul diritto di Enrico VIII di divorziare dall’ex moglie del fratello deceduto, in base alla halachà, si continua a discutere perché, come dice Rav Meir Solovetchik, “lo scopo del matrimonio è anzitutto la prole e ll mantenimento della tradizione e non l’appagamento sessuale” che spingeva il re a volere Anna Bolena.

Maurizio Molinari, giornalista