Torino e i libri – Carlo Levi ad Alassio

Che cosa ha a che fare Antonio Ricci, il graffiante produttore televisivo di “Striscia la notizia ” con lo scrittore e artista Carlo Levi? Nulla, verrebbe da rispondere a primo impatto se invece non fosse che qualcosa ce l’hanno e cioè l’acquisto da parte di Ricci a un asta romana di Christie’s, svoltasi poco meno di cinque anni fa, di un importante lotto di manoscritti, lettere, volumi e documenti appartenuti a Carlo Levi che ne testimoniano la grandissima gamma di interessi letterari artistici e politici. “Ho letto sui giornali l’allarmata notizia di queste carte di Carlo Levi messe all’asta. Si parlava soprattutto del pericolo di dispersione di questo prezioso materiale -ricorda Antonio Ricci – Ho deciso di non unirmi al coro di quelli che gridano al lupo al lupo e poi non fanno nulla e quindi in maniera del tutto anonima ho incaricato un antiquario di Torino che ha acquistato il fondo Carlo Levi per mio conto”.
Il resto è storia conosciuta, Antonio Ricci ha donato il fondo alla città di Alassio con l’intento di arricchire la città di una ulteriore testimonianza di quanto l’artista fosse legato a questa città. L’assessorato alla Cultura della città di Alassio in collaborazione con l’Università di Genova, ha provveduto a riordinare e catalogare il fondo. Quello che ne deriva è il volume Carlo Levi ad Alassio: Inventario delle carte, curato da Luca Beltrami e presentato alla Fiera del Libro di Torino dallo stesso Ricci, da David Bidussa storico sociale delle idee presso la Fondazione Feltrinelli oltre che autore di numerosi volumi fra cui Dopo l’ultimo testimone uscito nelle librerie qualche mese fa e Giovanni Tesio professore alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “Amedeo Avogadro” di Vercelli e collaboratore di Tuttolibri e de La Stampa, con il coordinamento di Alberto Beniscegli professore ordinario presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova.
“Gli inventari di carte non sono quasi mai pezzi di storia di una persona, dice Bidussa, gli archivi sono come una macchia di seppia: ci sono dei punti con un segno molto labile e dei punti con un segno molto forte” riconoscendo come invece da questo carteggio appartenuto a Carlo Levi emergano degli aspetti preziosi e sconosciuti dell’artista: “Queste carte permettono di entrare nel laboratorio dell’artista, esiste una storia dei testi, i termini usati, le riflessioni che stanno al lato degli scritti e delle opere che ci consentono di comprendere una parte che è al di fuori delle scritture pubbliche. Per questo è importante che ci sia un archivio.” conclude Bidussa sottolineando come nei tempi della multimedialità una parte fondamentale della personalità di ciascun artista andrà perduta perché non ci saranno più archivi di lettere, appunti, manoscritti, ma solo dei file con la versione definitiva delle opere degli scrittori.
L’importanza di questa “parte privata” di Carlo Levi che emerge soprattutto dalle lettere inviate a Linuccia Saba compagna dell’artista cui era legata da un rapporto difficile ma profondissimo, viene messo in risalto da Giovanni Tesio che esprime il suo senso di orgoglio per aver aver avuto il privilegio di poter visionare le carte prima che venissero inventariate e che attraverso la lettura di alcuni passi di lettere inviate da Carlo a Linuccia esprime il profondo legame di questo “torinese di nascita, fiorentino di stanza” che vide nella città di Alassio il luogo del ritorno per eccellenza.

Lucilla Efrati