studio/Joseph Roth
“La scrittura è scrittura divina, incisa sulle tavole”: non legge incisa ma libertà; infatti è libero solamente chi si occupa di Torà (Avot 6, 2). Lo studio della Torà, come occupazione non strumentale, ci rende liberi; soprattutto dalla schiavitù del successo.
Benedetto Carucci Viterbi, rabbino
Il 27 maggio prossimo ricorre l’anniversario della morte di Joseph Roth. Vorrei ricordarlo con ironia. Una sera in cui Joseph Roth fu trovato del tutto ubriaco sul bordo di un marciapiede di Parigi, un conoscente, riconosciutolo, lo rimproverò benevolmente mentre lo aiutava a rimettersi in piedi: “Roth, ma perché lei beve a questo modo? Così si rovina!”. Al che lo scrittore,con inaspettata lucidità, rispose “Mehring, perché lei non beve? Crede di farla franca? Anche lei andrà in rovina!”. In una società non solo di presuntuosi, ma anche di permalosi sempre col ciglio alzato e lo sguardo di traverso, e, soprattutto di individui che pensano di essere al di fuori e al di sopra della storia c’è più intelligenza e acutezza nella capacità di dire cose vere facendo finta di non prendersisul serio, che non in chi pensa di essere “l’uomo (e/o la donna) della provvidenza”.
David Bidussa, storico sociale delle idee