…popolazione
Una nuova proiezione della popolazione di Israele, preparata da Richard Cincotta del National Intelligence Council del Governo americano, e da Eric Kaufmann dell’Università di Londra, conferma tendenze già note ma non per questo meno inquietanti. Nel 1960, il 15 per cento degli alunni nelle scuole elementari israeliane appartenevano a due diversi gruppi di popolazione che nella loro quasi totalità non effettuano il servizio militare né il servizio civile sostitutivo: ebrei haredim e arabi. Oggi la stessa aliquota di alunni è salita al 46 per cento, e attorno al 2020 supererà il 50 per cento. Nel 2030, haredim e arabi israeliani (in gran parte musulmani) potrebbero costituire il 60 per cento degli alunni e il 40 per cento degli iscritti nelle liste elettorali. Oltre a non partecipare a importanti funzioni nella vita della società israeliana come la difesa e il servizio civile, questi settori sono cratterizzati da alti livelli di povertà legata alla scarsa partecipazione alla forza di lavoro. L’alta natalità di questi gruppi è sostenuta dai sussidi governativi che pertanto incoraggiano un circolo vizioso fra famiglie numerose, carenza di mezzi e scarso sviluppo delle potenzialità individuali. E’ anche vero, però, che le risorse governative non sono illimitate. Ove questi settori della popolazione israeliana fossero incoraggiati o costretti a partecipare più attivamente alla vita economica, e dovessero dunque contare soprattutto sulle proprie risorse produttive e non su quelle pubbliche, la loro natalità potrebbe diminuire, rendendo quindi meno attuali i risultati della proiezione demografica.
Sergio Della Pergola, demografo, Università Ebraica di Gerusalemme