La voce del Signore nella tenda della adunanza
“Quando Mosè entrava nella tenda della adunanza per udire la parola del Signore, egli udiva la voce che si faceva sentire rivolta a lui dal di sopra del coperchio che era sull’Arca della Testimonianza, tra i due cherubini; da lì il Signore gli parlava” (Num 7, 89).
Da Rashi a Sforno, da Leibowitz a Lévinas, questo versetto è stato variamente interpretato nell’ermeneutica ebraica. Fra l’altro c’è un particolare che non deve sfuggire.
La Voce che viene dall’alto passa tra i due cherubini prima di uscire nella tenda della radunanza o dell’incontro. Il tra, il frammezzo che separa e unisce i due cherubini, lo spazio in cui la Voce si declina in un parlare umano nella tenda, è lo spazio della relazione interpersonale, tra un io e un tu. Così si può dire che solo in questo tra la Parola divina è udibile, articolabile, comprensibile.
Ma si può anche dire che divina è, per la Torah, la parola che si dà tra un io e un tu. Si dovrebbe riflettere su questo in un’epoca, come la nostra, segnata dall’incapacità di ascoltare.
Donatella Di Cesare, filosofa